Se Haaland non segna, il City non esiste. La squadra è piaciuta solo a Guardiola (Athletic)

Sedici tiri, zero gol per il City sconfitto dall'Aston Villa che ha piazzato il pullman davanti la difesa. E il City ha fatto il solito giro palla

Guardiola, Haaland

Db Manchester 18/09/2025 - Champions League / Manchester City-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Erling Haaland-Josep Guardiola

La Premier League, dicono, è cambiata: più fisica, più diretta, meno raffinata. Il calcio “woke”, pulito, tecnico, estetico, incentrato sul possesso palla e sulle costruzioni dal basso, è sparito, sostituito dal ritorno dei Barclaysmen, per un gioco più fisico e diretto, con lanci lunghi, cross e colpi di testa. L’ Aston Villa di Emery batte il Manchester City 1-0 e dimostra che l’evoluzione del calcio inglese non passa solo dalla forza, ma dall’intelligenza. Guardiola incassa la terza sconfitta in nove partite e scopre che, quando Haaland non segna, il suo City può diventare sorprendentemente umano. L’Analisi è del New York Times

Fermare Haaland significa fermare il City

La vittoria per 1-0 dell’Aston Villa contro il Manchester City è stata una lezione di John McGinn su come dar fastidio al centrocampo di Guardiola. Unai Emery che orchestra un’altra vittoria sul catalano, e il City che si limita a girare palla corto e largo, disegnando una mezzaluna intorno alla difesa granitica dei Villans. Si sapeva già che fermare Erling Haaland significava fermare il City, e anche stavolta la teoria ha trovato conferma, in un pomeriggio in cui il contesto della partita ha avuto un peso enorme: possesso totale per il City, ma zero frutti.

Il Manchester City è alla terza sconfitta in campionato

Il Villa trova il gol su schema da calcio piazzato, con il City colpevolmente distratto. Da lì in poi, è stato un gioco del gatto e del topo. Il topo ha vinto. Tutta la spinta che il City aveva accumulato — 13 punti nelle ultime cinque partite — si è dissolta. È già la terza sconfitta in campionato, dopo appena nove giornate. Continuando a questo ritmo, chiuderanno con dodici sconfitte stagionali. Non è un caso che il gol di Matty Cash sia stato il primo che il City subisce andando in svantaggio in Premier da agosto, quando perse contro il Brighton. E guarda caso, anche stavolta è arrivata una sconfitta. Il copione è stato semplice: vantaggio del Villa, poi un muro di maglie amaranto e blu nella ripresa. Il City forzato sugli esterni, dove Savinho, Foden e poi Doku hanno provato — invano — a inventare qualcosa: triangoli, scatti sul fondo, qualche cross, qualche tentativo di taglio. Niente.

E allora due domande sorgono spontanee: in una Premier League fatta di dettagli e margini sottilissimi, quali sono quelli del City? E questa squadra ha ancora la stoffa per lottare per il titolo? Difficile rispondere positivamente, almeno guardando questa partita. I lanci lunghi? Guardiola piuttosto metterebbe Donnarumma centravanti che affidarsi a un “flinger” dalla fascia. Quando il City gioca e trova ritmo, resta irresistibile. Ma contro una difesa organizzata e feroce per un’ora, qui ha offerto solo una monotona prevedibilità.

Haaland ha avuto due occasioni: un uno contro uno servito da Bernardo Silva e un colpo di testa nel finale. Entrambi troppo centrali, facile preda per il portiere argentino. Il norvegese ha trovato poco spazio, specie dopo il vantaggio del Villa, e gli altri non hanno colmato il vuoto.

Guardiola si rammarica: Sedici tiri non sono male, ma zero gol

«È solo una questione di finalizzazione», ha detto Guardiola a fine gara. «Bisogna mettere la palla in rete». «Abbiamo fatto una buona partita, anzi più che buona», ha insistito Pep. «Nel secondo tempo abbiamo aggiustato qualcosa, controllato meglio il gioco. Abbiamo affrontato una grande squadra. Sedici tiri, non male. È stata dura, decisa da piccoli dettagli. Nei duelli del primo tempo non riuscivamo a recuperare palla, e questo ci ha penalizzati. Ma lo spirito era ottimo. Ci è mancato solo l’ultimo gesto: tirare meglio, crossare meglio». E gli altri rivali per il titolo? Difficile dirlo: lo stesso weekend, sia Guardiola che Slot e Maresca hanno parlato delle difficoltà dei loro uomini nei duelli e nelle seconde palle.

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