Allenatori lamentosi, il posto di Conte: il mercato non gli va bene nemmeno quando è abbondante (Gazzetta)

I suoi cicli, vissuti dal primo giorno con il piede incollato sull’acceleratore, non possono durare a lungo: consuma tutti in fretta. 

conte juventus Posta Napolista

Ni Napoli 25/01/2025 - campionato di calcio serie A / Napoli-Juventus / foto Nicola Ianuale/Image Sport nella foto: Antonio Conte

Allenatori lamentosi, il posto di Conte: il mercato non gli va bene nemmeno quando è abbondante (Gazzetta)

La Gazzetta dello Sport dedica un articolo agli allenatori lamentosi, c’è anche Conte ovviamente. Oltre a Gasperini, Mourinho, Sarri, a modo suo Spalletti. Non c’è Simone Inzaghi, a Milano lo avranno ormai dimenticato.

Scrive Arianna Ravelli.

Il mondo del calcio dovrebbe prendere spunto da chi il mugugno l’ha inventato, ovvero i genovesi, e cominciare a prevederlo per contratto: gli allenatori potrebbero accettare di prendere un po’ meno di stipendio per mantenere il diritto di lamentarsi, come facevano i marinai liguri. Ai presidenti converrebbe, al momento lo fanno gratis. Arbitri, calendari, infortuni, mercato, budget, destino e… poi magari piove (cit. Mazzarri): ogni allenatore è interprete di un piccolo (o grande) dramma personale che mette in scena a beneficio di tifosi, presidenti e tutti noi. Stilare una classifica dei lamentosi è difficile, Gian Piero Gasperini, che a Genova ha vissuto a lungo, ha sicuramente imparato qualcosa sull’arte del mugugno, lo sanno gli avversari, ma anche quelli che lavorano con lui.

Conte, i suoi cicli non possono durare a lungo

Antonio Conte, è la notizia degli ultimi giorni, si è attirato le ironie generali per essersi lamentato anche di un mercato troppo abbondante, dopo anni di proteste per il contrario, e le famose frasi sui ristoranti da 10 euro. Ma, a parte che i problemi di convivenza di De Bruyne &co sul campo non sono inventati, le sue esternazioni fanno parte del pacchetto, chi lo acquista lo sa: Conte vuole tutto, subito, e perfetto. E quando non arriva, esplode. «Io non faccio miracoli», dice spesso. Ma li pretende da tutti (anche da se stesso). Asfissiante e ossessivo, i suoi cicli, vissuti dal primo giorno con il piede incollato sull’acceleratore, non possono durare a lungo: consuma tutti in fretta. 

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