De Ligt: «Alla Juventus ho capito che oltre all’intuito dovevo usare anche il cervello in difesa»

Al Telegraph: «A 19 anni mi basavo solo sulle mie intuizioni quando giocavo. In Italia ho avuto difficoltà perché le intuizioni e il pensiero a volte non vanno nella stessa direzione».

De Ligt

Torino 07/04/2021 - campionato di calcio serie A / Juventus-Napoli / foto Image Sport nella foto: Matthijs De Ligt

Matthijs De Ligt, ex Ajax e Juventus e ora al Manchester United, ha rilasciato un’intervista al Telegraph dove ha parlato della crisi che sta vivendo il suo club.

L’intervista a De Ligt

Una delle prime magliette possedute da De Ligt, all’età di sette anni, era una maglia di Cristiano Ronaldo allo United:

«Era il momento in cui Cristiano Ronaldo stava diventando Cristiano Ronaldo. C’era anche Van der Sar allo United in quel momento e hanno giocato la finale di Champions League. Quindi sono sempre stato un grande fan di Ronaldo e un fan dello United per questo. Avevano provato a comprarmi prima, ma probabilmente non era il momento giusto, o c’erano altre opzioni che in quel momento mi si adattavano meglio. Ma alla fine forse il destino mi ha portato qui. Questo club ha una grande storia, e per questo la pressione è enorme. Si percepisce anche allo stadio. Ma non ho mai giocato in un club dove non si aspettavano che vincessi».

Domani il match contro il Liverpool:

«Sappiamo che è molto importante per noi ottenere un risultato positivo perché stiamo migliorando. Ma dobbiamo continuare a vincere. Lo United sta migliorando, ma i dati non contano, le statistiche non contano. Conta vincere. Mi sento mentalmente e fisicamente davvero, davvero bene. Ora ho 26 anni e ho giocato da professionista per quasi 10 anni. E sento che ora sto arrivando all’apice del successo. Avevo anche a 19 anni questo fisico, ma mi basavo solo sulle mie intuizioni quando giocavo. Quando sono andato in Italia ho capito che dovevo usare molto la testa e ho avuto tanti problemi all’inizio perché le intuizioni e il pensiero a volte non vanno nella stessa direzione. Sento che in questo momento ho tutti gli attributi per giocare nel campionato olandese dove bisogna essere coraggiosi; il campionato italiano è più di intelligenza, cose tecniche. E il campionato tedesco è più fisico e dinamico. Penso di poter combinare tutto questo ora per diventare il giocatore che sono qui allo United».

Cosa pensa del tanto discusso sistema di gioco (3-4-2-1) su cui Amorim insiste?

«Stiamo migliorando come squadra. Nel calcio moderno, quasi tutte le squadre giocano costruendo con tre difensori. E spesso difendiamo con quattro difensori. In questo modo di essere flessibili nella struttura, dobbiamo trovare un modo per ottenere grandi risultati».

Qual è il Dna dello United?

«Un mix tra vecchio calcio inglese e il gioco moderno». 

De Ligt è stato sorprendentemente lasciato fuori dall’Olanda dall’allenatore Ronald Koeman:

«Ovviamente, quando sei lì da quasi dieci anni, è sempre una delusione quando non sei convocato. Penso che l’unica cosa importante sia andare avanti così, restare in forma penso che sia la cosa più importante, e ad un certo punto, anche il ct lo noterà e spero che possa scegliere me. Forse la gente pensa che non abbia raggiunto l’aspettativa che tutti avevano. Ma, comunque, se si guarda alla mia carriera, ovunque io sia stato, ho giocato e sono stato un pezzo importante della squadra».

Correlate