Mjällby, il Leicester di Svezia: un villaggio di pescatori ha vinto il campionato: Ha il 15% del budget del Malmö

Athletic. È la squadra di Hallevik, piccolo villaggio di pescatori, 1.500 abitanti. Sono settimi come Expected Goals eppure... Difesa di ferro e grande portiere. Quando il Leicester vinse, nel 2016, il Mjällby era in terza divisione

Mjällby

Il segreto del successo? Essere i migliori nelle cose che non costano nulla. Identità, spirito di gruppo, preparazione maniacale.

E’ una storia di calcio, quella di Hallevik, piccolo villaggio di pescatori nel sud del Paese, 1.500 abitanti e una squadra — il Mjällby — ha vinto il titolo di Svezia.  Il paragone più immediato è con il Leicester City del 2016. Con una differenza: «all’epoca Mjällby era in terza divisione». Nel 2018, il Mjällby militava ancora nella terza divisione svedese, ma poi è gradualmente salito ai vertici del calcio professionistico svedese. I quinti posti nel 2020 e nel 2024 erano già stati notevoli. Ora, il Mjällby ha superato ogni aspettativa. Per la prima volta nella sua storia, il club potrà addirittura partecipare alle competizioni europee. I neo-campioni svedesi parteciperanno ai turni preliminari della Champions League la prossima stagione. Il tutto in un momento di grave crisi del calcio in Svezia. La storia è raccontata da Athletic.

Un’epopea scandinava: Danimarca, Norvegia e ora Svezia

Negli ultimi anni la Scandinavia ha regalato storie da romanzo calcistico. Midtjylland in Danimarca e Bodø/Glimt in Norvegia hanno scalato l’Europa partendo dal nulla. Alla Svezia mancava un racconto simile. Il campionato che si vanta del modello di proprietà “51 per cento” e di una varietà di vincitori invidiabile, era diventato dominio quasi esclusivo del Malmö, otto titoli nelle ultime dodici stagioni. Ora, il successo imminente del Mjällby è l’antidoto perfetto, anche perché il club opera con un budget pari a circa il 15% di quello del Malmö. Il Mjällby rappresenta un doppio miracolo. Il primo è strutturale: che una società di queste dimensioni possa anche solo stare nella metà alta della Allsvenskan è già straordinario. Il segreto? Essere i migliori nelle cose che non costano nulla. Identità, spirito di gruppo, preparazione maniacale.

Lo stadio Strandvallen ha una capienza di 7.500 spettatori, un multiplo delle dimensioni del villaggio in cui si trova. Il Mjällby ha raggiunto la vetta quando l’imprenditore Magnus Emeus rha rilevato il club nel 2015. Quell’anno il club semi-professionista era retrocesso in terza divisione e stava affrontando gravi problemi finanziari. All’epoca era presente anche l’attuale capitano Jesper Gustavsson. Abbinava la carriera calcistica a un lavoro da carpentiere. Gustavsson era già retrocesso due volte con il Mjällby. Quando anche la sua squadra fu a rischio retrocessione in quarta divisione, pensò seriamente di abbandonare. Ma il club del villaggio cambiò le sorti della squadra sotto la guida del presidente Emeus. Grazie a un forte spirito di squadra e a un’accorta politica di trasferimenti, il Mjällby scalato la classifica. All’inizio del 2020, dopo due promozioni consecutive, il club è tornato nella massima serie svedese: l’Allsvenskan.

I dati tecnici del miracolo Mjällby 

Il tecnico Anders Torstensson, 59 anni, uomo di Hallevik, è alla sua terza esperienza in panchina con il club. Accanto a lui, Karl Marius Aksum, un accademico norvegese con un dottorato in “percezione visiva nel calcio”. La loro filosofia unisce la scienza dei dati all’intelligenza emotiva: acquisti mirati (come il gambiano Abdoulie Manneh), giovani da valorizzare e rivendere, e una visione di squadra chiara e sostenibile. Il secondo miracolo è numerico. Gli indicatori statistici, in particolare gli expected goals (xG), raccontano una storia diversa: Mjällby ha solo il settimo miglior dato della lega, eppure guida la classifica. Le rivali Malmö e Häcken, con valori xG superiori, navigano a metà classifica. In media, i 2,42 punti a partita del Mjällby dovrebbero corrispondere a una differenza xG di 0,75 per gara, non agli attuali 0,18». È un rendimento che sfida la logica.

Racconta Athletic:

La squadra di Torstensson gioca un calcio moderno e concreto, con un 3-2-4-1 flessibile, scambi rapidi e ampiezza costante. Le ali attaccano il secondo palo, come in un laboratorio di sincronizzazione. Elliot Stroud, dal lato sinistro, ha segnato da ogni angolo possibile, ricordando Alex Grimaldo nel Leverkusen campione. In fase offensiva, la chiave è l’efficienza: tagli, pressing alto. In difesa, invece, si sfiora la perfezione. «Hanno concesso occasioni da 35 gol, ma ne hanno subiti solo 17». È la miglior prestazione difensiva statistica della storia recente del torneo. Parte del merito va alla compattezza del blocco squadra, parte a un fenomeno tra i pali: Noel Törnqvist, 23 anni, 198 cm, casco protettivo alla Petr Čech e riflessi da portiere d’élite. Solo un gol stagionale può essergli attribuito come errore diretto. Il resto è stato un repertorio di parate in uno contro uno, uscite fulminee e personalità. «È stato convocato in nazionale dopo il ritiro di Robin Olsen», e già acquistato dal Como di Cesc Fàbregas, che lo lascerà in Svezia fino al termine del campionato.

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