Lichtsteiner: «Il punto di forza di Conte è preparare le partite, quello di Allegri è ribaltarle»
A Gazzetta: «Ad Allegri puoi parlare un po' di più se qualche sua richiesta non ti convince. Antonio preferisce fare cambi solo ruolo per ruolo, mentre Max sa leggere bene dalla panchina»

Db Milano 23/08/2025 - campionato di calcio serie A / Milan-Cremonese / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Massimiliano Allegri
L’ex giocatore di Juve e Lazio Stephan Lichtsteiner è stato raggiunto dai microfoni della Gazzetta per presentare Milan-Napoli (vista come scontro tra allenatori Allegri-Conte). Il terzino destro ha fatto le sue fortune alla Juventus grazie a entrambi gli allenatori ma soprattutto ad Andrea Pirlo – ci viene da pensare – e ai suoi lanci sugli inserimenti dello svizzero. Di seguito un estratto significativo dell’intervista odierna di Lichtsteiner sull’edizione della Rosea.
Lichtsteiner: «Conte e Allegri sono entrambi ossessionati dalla vittoria»
Stephan, cosa rappresentano per lei Conte e Allegri, che si sfidano oggi per la prima volta dopo tanti anni?
«Due grandi maestri. E due allenatori vincenti. Hanno scritto la storia del calcio e ci faranno divertire ancora»
Cosa li accomuna?
«L’ossessione per la vittoria. Antonio la manifesta, Max la nasconde di più, ma hanno bene in testa cosa devono fare per vincere. E trovano sempre la chiave. E poi sono tatticamente preparatissimi: studiano il calcio»
Cosa li differenzia?
«Conte è più costruttore, Allegri più gestore. Ma ho letto e sentito tanti luoghi comuni su di loro. Non sono mica solo quello, hanno tantissime qualità»
Luogo comune numero uno: con Conte ci si allena di più.
«Vero solo in parte. Il primo anno alla Juve non avevamo le coppe e quindi gli allenamenti erano devastanti. Ma anche con Allegri si lavorava duramente»
Luogo comune numero due: Conte è più rigido, Allegri dalla trequarti in su lascia che i giocatori si arrangino.
«Conte lavora molto sui dettagli, ti dice cosa vuole e tu devi farlo, non si discute. Allegri concede più libertà in fase offensiva e con lui puoi parlare un po’ di più se una cosa non ti convince. Con Antonio eravamo molto preparati su ciò che sarebbe successo. Durante la partita, però, lui fa soprattutto cambi ruolo su ruolo mentre Max è capace di fare una sostituzione che ribalta la partita modificando anche il modulo. Forse il punto di forza di Conte è la preparazione della gara e quello di Max il modo in cui la legge dalla panchina. Ma sono bravi in tutto»
Chi è più attento alla fase difensiva?
«Entrambi. E lo sono in maniera rigida, estrema. Vogliono concedere pochissimo agli avversari e le loro squadre trasmettono un’idea di solidità. Adesso il calcio sta cambiando, si vedono tante partite piene di gol. Ma non accade quando ci sono loro, perché i gol spesso nascono da errori e loro odiano gli errori e lavorano per evitarli. E se serve un blocco basso per un’ora, lo organizzano senza problemi»
L’arrabbiatura più grande di Conte?
«Il terzo anno giocavamo a Verona, avevamo l’obiettivo dei 100 punti. Conte ci aveva già promesso due giorni di vacanza dopo la partita. Dopo venti minuti vincevamo 2-0. Nella ripresa ci addormentammo e al 94’ il Verona pareggiò. Antonio non ci lasciò liberi e ci convocò per la mattina dopo alle 8,30 a Vinovo. Arrivammo lì, ci guardò in faccia e ci disse: “Adesso potete andare a fare questi due giorni di vacanza”. Fu una grande lezione: alla Juve bisogna fare le cose per bene sempre»
L’arrabbiatura più grande di Allegri?
«A Crotone, aprile 2018. Nell’intervallo ci fece una sfuriata indimenticabile. Non era contento. Pareggiammo 1-1 e la settimana seguente perdemmo in casa con il Napoli, rischiando di compromettere lo scudetto. Ma dopo quel ko Max fu bravissimo, ci tranquillizzò dicendo che, se avessimo giocato al nostro livello, il titolo non ci sarebbe sfuggito. Altra lezione fondamentale: responsabilizzare i giocatori senza mettergli pressione. Certo, se i giocatori sono forti è meglio eh…»