Capello: «Conte e Allegri non hanno pregiudizi da talebani. Antonio si lamenta di più, Max è più aziendalista»
Alla Gazzetta: «Per Conte fondamentale sarà riuscire a mettere sempre più a proprio agio De Bruyne l’uomo che ti fa fare il salto di qualità, anche in Champions»

Mg Milano 28/05/2016 - finale Champions League / Real Madrid-Atletico Madrid / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Fabio Capello-Alex Ferguson
Capello: «Conte e Allegri non hanno pregiudizi da talebani. Antonio si lamenta di più, Max è più aziendalista»
Fabio Capello intervistato dalla Gazzetta dello Sport in vista di Milan-Napoli (domenica sera) e quindi della sfida tra Allegri e Conte. L’intervista è di Marco Guidi. (Qui il pensiero di Prandelli).
Qual è il loro punto di forza?
«Avere le idee chiare. Sia Conte che Allegri hanno sempre in mano le loro squadre, pur non tenendo moduli fissi. Entrambi sanno essere flessibili, adattarsi al materiale a disposizione, senza pregiudizi tattici da talebani del pallone. Sono eccezionali nel dare una organizzazione e a riconoscere i calciatori. Anche quando devono farsi comprare i giocatori sul mercato».
A Conte viene rimproverato di non essere mai riuscito a brillare in Champions.
«Non credo ci sia un vero motivo. A volte va semplicemente così. La storia racconta che Allegri con la Juve è andato due volte in finale, ma va anche detto che la seconda volta aveva una squadra molto, molto forte».
Capello sulle differenze comunicative tra Allegri e Conte
Il Napoli, pur arrivando dallo scudetto, ha aggiunto parecchio in estate.
«Di sicuro Conte aveva già dato dei codici, ma l’arrivo di De Bruyne e l’infortunio di Lukaku hanno obbligato il tecnico a cambiare pelle alla squadra. Per esempio, con il centravanti belga si cercava più la sponda, la palla sul corpo per far salire i compagni, mentre con Hojlund si va logicamente più in profondità. Fondamentale sarà, però, riuscire a mettere sempre più a proprio agio De Bruyne, l’uomo che ti fa fare il salto di qualità, anche in Champions dove il Napoli deve recitare un ruolo da protagonista».
Torniamo ad Allegri e Conte: qual è una grande differenza tra i due?
«Il modo di comunicare all’esterno. Entrambi hanno personalità e sanno essere sempre molto diretti, ma Max è più aziendalista e composto, mentre Antonio tende a lamentarsi di più, anche puntando il dito contro la società».