Prandelli: «Uno come Yamal in Italia ce lo saremmo lasciati sfuggire, a scuola calcio gli avrebbero tolto la gioia di giocare»
Al Corsera: «Salviamo i ragazzini dalla follia di parlar loro di “Falso Nueve”, diagonali, braccetti. Il talento va coltivato. Stiamo rinunciando alla nostra cultura, come la Germania»

Db Firenze 21/03/2021 - campionato di calcio serie A / Fiorentina-Milan / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Cesare Prandelli
Prandelli: «Uno come Yamal in Italia ce lo saremmo lasciati sfuggire, basta ingabbiare i ragazzini con gli schemi»
Bellissima intervista del Corriere della Sera (firma Marco Cherubini) a Cesare Prandelli che ora lavora con la Figc al progetto giovani.
«La verità? Se dieci anni fa avessimo avuto la fortuna di avere un talento come Lamine Yamal sui campi delle giovanili, ce lo saremmo fatto sfuggire. I nostri allenatori gli avrebbero tolto la gioia di giocare e divertirsi ubriacandolo di schemi, diagonali, occupazione dello spazio, seconde palle e attacco alla difesa schierata».
La voce di Cesare Prandelli, 67 anni da Orzinuovi è brillante e decisa. Solo pervasa da un filo di malinconia. «Nelle nostre scuole calcio da anni si va nella direzione sbagliata. D’accordo: non ci sono più gli oratori e non si gioca più per strada. Inutile fare battaglie di retroguardia. Ma adesso basta. Bisogna cambiare. Inculcare a ragazzini di 8, 9 o 10 anni i fondamentali che devono appartenere a un calciatore professionista, è una follia. Nel mio piccolo ci provo, non sarà facile, ma qualcosa va fatta».
Prandelli: «nelle poche partite che divertono, c’è un talento: da Yamal a Modric»
«Col presidente Gravina stiamo lavorando a un progetto della Figc che riguarda le scuole calcio. Agli under 14 che giocano a pallone non puoi parlare di “Falso Nueve”, di “appoggia e va”, di braccetti e di 4-3-3. Occorre assolutamente riconquistare l’aspetto ludico del calcio. Farli divertire ‘sti ragazzini. E se quello vuole dribblare: lo faccia. C’è tempo per insegnargli che questo è un gioco di squadra. Avrà tempo per le regole, per gli schemi. Continuando così, diciamo addio alla nostra scuola, alla nostra tradizione. Quella dei numeri 10, dei talenti, del calcio che sa difendere, ma sa anche attaccare e vincere».
A proposito di violenza, dice – tra le altre cose -:«Ad Amsterdam, nella scuola calcio dell’ajax, se i genitori si comportano male in tribuna, il figlio non gioca più».
Prandelli vede chiaro. «Quando mi capita di andare in qualche scuola calcio, ascolto robe incredibili. A un ragazzino di 9 anni dicono: vai in posizione 5, scala in posizione 3. Una follia. Lasciateli liberi, la posizione la trovano loro. E se hanno talento, lo vedi subito. In Spagna non hanno barattato la cultura del pallone per scimmiottare gli altri. La Germania, come l’italia, lo ha fatto. E la crisi è sotto gli occhi di tutti. Le contaminazioni sono fondamentali, per carità. Ma copiare per seguire le mode è assurdo».
Il segreto per Prandelli è semplice. «Sono pochissime le partite che mi divertono. E in quelle c’è sempre un talento in mezzo al campo. Se hai 18 anni come Yamal o 40 come Modric, cambia poco: quella è gente che si diverte a giocare, ancora prima di pensare ai contratti, ai soldi, al successo. Gente che ha personalità, carattere, non contaminata da qualcuno che, magari a 8 anni, gli ha spiegato come si gioca a pallone. Salviamoli da questa follia. Proviamo ad impegnarci tutti. Dovessimo riuscirci, sarebbe bellissimo».