Lewandowski: «La nuova generazione è diversa. Non amano essere sgridati, devi parlare con loro, devi spiegare»
Si racconta al Times: il suo allenatore dei sogni: tattica (Guardiola), gestione uomini (Flick), discorsi alla squadra (Klopp), grandi partite (Ancelotti).

Barcellona (Spagna) 26/11/2024 - Champions League / Barcellona-Brest / foto Imago/Image Sport nella foto: esultanza gol Robert Lewandowski ONLY ITALY
Robert Lewandowski ha 37 anni. Ha sempre segnato più di 20 gol nei club nelle ultime 14 stagioni consecutive, e in otto di queste più di 40. Senza Cristiano Ronaldo e Lionel Messi, sarebbe stato l’attaccante di riferimento degli ultimi due decenni, capocannoniere nella storia della Champions League e il migliore di sempre nei cinque maggiori campionati europei. Nella classifica all-time della International Federation of Football History and Statistics, Lewandowski è settimo con 675 gol in carriera, davanti a lui solo Ronaldo, Messi, Pelé, Romario, Ferenc Puskás e Josef Bican. Nel 2015, in una partita, segnò cinque gol in nove minuti. Ha cominciato con il Newcastle che il Barcellona incontrerà giovedì in Champions. Il suo Barcellona lo scorso anno è stato eliminato dall’Inter in Champions. «Credo che se avessimo giocato in finale, avremmo avuto grandissime possibilità di vincere questa Champions», dice. «Ma questo è il calcio. Puoi sbagliare l’ultimo passo». Lewandowski dice di avere «ancora due o tre anni a buon livello». Il Pallone d’oro avrebbe potuto vincerlo. «Molti pensano che a 37 anni sto calando. Invece so di poter essere al top e fisicamente non sento di dover rincorrere i giovani. Al contrario, sono loro che devono raggiungermi». Lewandowski si è raccontato al Times
La Premier? Droga il mercato
Scarta l’idea che le grandi squadre della Premier — Liverpool, Manchester City, Arsenal, Chelsea — siano ora quelle da battere. «Sono tra i favoriti, certo, ma ci sono ancora Real Madrid, Barcellona, Psg… In Premier League spendono molto. Comprano a prezzi alti giocatori che non hanno nemmeno una stagione buona. Sei giovane, segni dieci gol in sei mesi e qualche club pagherà per te 60 o 70 milioni».
L’allenatore dei sogni di Lewandowski
Su un taccuino, Lewandowski annota quale attributo prenderebbe da ciascuno per creare il suo “Allenatore dei Sogni”: tattica (Guardiola), gestione uomini (Flick), discorsi alla squadra (Klopp), grandi partite (Ancelotti). L’unico attributo che lo fa riflettere è il più elegante, che assegna infine a Nagelsmann.
Una conversazione con Klopp, allora suo allenatore a Dortmund, cambiò tutto. «Ero bloccato. Dopo quella conversazione, per un’ora e mezza ho sentito tutto uscire da me. Le sensazioni negative sono venute fuori. Avevo un buon livello in allenamento ma mi mancava sempre qualcosa in partita. Dopo quella conversazione mi sono aperto. E ho iniziato a segnare tanti gol».
Mai visto un talento come Lamine Yamal
Guida un’altra generazione di talenti, tra cui Pedri, 22 anni, Gavi, 21, Alejandro Balde, 21, Marc Casadó, 21, Pau Cubarsí, 18, e naturalmente Yamal, 18, già forse il miglior giocatore al mondo. «L’ho visto dal primo allenamento, Lamine aveva 15 anni», dice Lewandowski. «Era fine stagione e alcuni giocatori provavano. Lui giocava contro un terzino esperto e faceva ciò che voleva contro di lui. Ho visto molti buoni giocatori, ma avevano bisogno di tempo. Con Lamine, ho visto qualcosa che non aveva bisogno di tempo. Non ho mai visto un talento così a quell’età». «La grande sfida per lui non sarà il prossimo anno, né quello dopo, ma tra tre anni o anche più tardi, trovare la mentalità per rimanere al top. Oggi si giocano tante partite, è tutto più intenso. Nessuno alla sua età tra dieci o quindici anni potrà mantenere la sensazione che ha Lamine. Anche solo il 5% in meno tra cinque anni significa non reggere».
Lewandowski non nasconde il divario tra un trentasettenne e i compagni che hanno metà della sua età. «Devo dire che è stata una grande sfida, venivo da una generazione diversa. Un tempo, gridare motivava tutti. Ora, se urli troppo, questa generazione non reagisce allo stesso modo. Non è più “ora ti dimostro che sbagli”. No, ora devi spiegare in un altro modo. Devi parlare molto. Non amano essere sgridati. Ora devi gestire più la parte mentale del calcio. Non sono solo giocatori, sono persone, questa è la generazione di adesso. Dovevo imparare».