Yamal: «Ho vissuto in una mensa e in stanza da amici. Quando mio padre fu accoltellato mi chiusero in casa»

Al "Resonancia de Corazón": «La prima ad arrivare in Spagna fu mia nonna, s'intrufolò su un autobus dal Marocco. Barcellona? Nelle giovanili non mi vedevano, poi il fratello di Xavi mi disse: "Com'è possibile che tu non stia giocando?"»

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Monaco di Baviera Germania) 09/07/2024 - Euro 2024 / Spagna-Francia / foto Image Sport nella foto: Lamine Yamal

Il fenomeno del Barcellona Lamine Yamal ha rilasciato un’intervista al podcast “Resonancia de Corazón” in cui ha affrontato numerosi argomenti interessanti. Dalla famiglia al debutto nel calcio, alle polemiche per la festa del suo 18° compleanno, passando per il tragico accoltellamento del padre: vi proponiamo un estratto delle sue considerazioni riportate da Mundo Deportivo.

Lamine Yamal a tutto campo

Yamal ha cominciato dal drastico cambiamento di vita da quando veste i panni della star del calcio mondiale. «La mia vita è cambiata sotto ogni aspetto. Prima potevo fare quello che volevo: potevo uscire a bere qualcosa con i miei amici, ma ora non posso più. Ricordo gli impegni pre-stagionali di quest’estate in Corea, Giappone, Cina; era impossibile uscire ovunque… ma sono felice», ha ammesso l’attaccante.

A supportarlo durante il percorso c’è stata una figura in particolare: «Mia madre non poteva stare molto con me a causa del lavoro, ma mi preparava sempre la cena quando tornava a casa la sera. Le ho comprato una casa ovunque volesse; è la mia regina, si merita tutto ed è ciò che amo di più al mondo. Ricordo che mi comprò la PlayStation 4, che per me a quel tempo era tutto. Anche oggi gioco molto alla PlayStation. Potrei avere la villa più grande del mondo e starei sempre nella stanza della PlayStation».

Yamal ha poi riavvolto il nastro della sua carriera fino ad arrivare all’esordio con la maglia del Barcellona, arrivato all’età di appena 15 anni sotto la guida di Xavi. «Arrivai nello spogliatoio delle giovanili, non avevo mai giocato, l’allenatore non mi conosceva. Quelli di noi che non giocavano, sono andati in prima squadra il giorno dell’allenamento dopo una partita. Abbiamo giocato una partita, abbiamo vinto 2-0, ho segnato un gol e ho fatto un assist ad Ansu. Il secondo, Òscar, il fratello di Xavi, mi disse: “Com’è possibile che tu non stia giocando?” e ​​io gli risposi: “Beh, non lo so”. Mi disse: “Stai calmo”. Da quel momento in poi, ho iniziato a giocare con le giovanili e ad allenarmi con la prima squadra».

Sulle origini della sua famiglia: «La prima ad arrivare in Spagna è stata mia nonna, che s’intrufolò su un autobus proveniente dal Marocco ed è riuscita ad arrivare a Mataró. Ha iniziato a lavorare tre turni per permettere a mio padre di venire, visto che era rimasto in Marocco, e quando ha guadagnato un po’ di soldi, ha pagato una donna perché portasse mio padre e sua sorella, che sono arrivati ​​quando avevano 3 anni. Mia madre è arrivata dalla Guinea con mia nonna. I miei genitori si sono conosciuti qui, abbiamo iniziato a vivere in una residenza per giovani genitori, che era tipo una mensa. Successivamente, abbiamo sempre vissuto… in una stanza a casa di amici, finché i miei genitori non si sono separati».

Il passaggio sull’accoltellamento del padre: «Ero in macchina con mia cugina Moha. Avevo attivato CarPlay, che collega il telefono agli altoparlanti, e mia cugina, che era in Marocco, mi chiamò e mi chiese: “Sei solo?”. Cominciò a raccontarmi tutto, poi arrivarono altre chiamate. All’epoca avevo 16 anni. La prima cosa feci fu scendere dall’auto e cercare di andare alla stazione ferroviaria di Mataró. Immagina di essere un bambino e di sentire che tuo padre è stato accoltellato. Provai a salire sul treno, ma mio cugino non me lo permise. Gli dissi di portarmi a Mataró o non gli avrei più parlato, ma si rifiutò. Mi hanno chiusero in casa, io cercavo di uscire… Il giorno successivo, dopo l’allenamento, mi padre mi chiamò e disse che stava bene e che dovevo stare calmo. Andai a trovarlo in ospedale il giorno dopo e tutto si calmò».

Per quanto riguarda invece la discussa festa per il 18esimo compleanno: «Hanno cercato di rovinarla in ogni modo. I giorni prima della mia festa di compleanno, una donna si è presentata mentendo, dicendo che avevo scelto delle ragazze, poi la storia dei camerieri… ma non sono arrabbiato».

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