Davide: «Ancelotti è un nome pesantissimo se fai l’allenatore. Per imparare a nuotare, bisogna tuffarsi in mare»

Il neo allenatore del Botafogo alla Gazzetta: «Desideravo mettermi in gioco. A 36 anni, penso che sia naturale e umano. Ai Mondiali sarò con papà nel Brasile, se mi vorrà»

Davide Ancelotti

Botafogo's owner John Textor (L) poses for a picture with Davide Ancelotti during his presentation as the new head coach of the Botafogo football club in Rio de Janeiro, Brazil on July 14, 2025. Davide, 35, is the son of Brazil's national football team head coach Carlo Ancelotti and worked with his father as assistant coach. (Photo by Daniel RAMALHO / AFP)

Davide: «Ancelotti è un nome pesantissimo se fai l’allenatore. Per imparare a nuotare, bisogna tuffarsi in mare»

Davide Ancelotti, allenatore del Botafogo, intervistato dalla Gazzetta dello Sport. A firma Andrea Schianchi.

«Ora, però, cammino da solo. Sono il primo allenatore, non più il secondo. La responsabilità è aumentata, e la sento tutta. Guidare il Botafogo non è mica uno scherzo».

Finora – ricorda la Gazzetta – tre partite, due vittorie, un pari e zero gol subiti. Oggi la sfida col Corinthians.

«Ho voluto la bicicletta e adesso pedalo. I dirigenti del Botafogo, i collaboratori, i giocatori e il pubblico mi stanno aiutando molto. Fare il primo allenatore comporta un dispendio di energie non indifferente: devi avere tutto sotto controllo, devi dare le linee guida, devi risolvere i problemi e solo alla fine devi anche pensare a buttare giù la formazione…».

Qualcuno le ha detto: ma chi te lo ha fatto fare?
«Desideravo mettermi in gioco. A 36 anni, penso che sia naturale e umano tentare un’esperienza del genere. Mi sentivo pronto e mi sono buttato. E poi mi porto in dote una lezione, quella di mio papà: mi servirà moltissimo in questo percorso».

Davide Ancelotti: «Non ho un calcio ideale»

Il nome Ancelotti è pesante da portare?
«Se fai l’allenatore, è pesantissimo. Non posso negarlo. Ma è pesante anche portare il nome Maldini per Daniel, dopo che Paolo è stato un monumento. E per Paolo sarà stato pesante iniziare dopo Cesare… È normale. So che verrò giudicato, specie in principio, perché sono il ‘figlio di Carlo’. E so anche che non sarà semplice superare i problemi e i pregiudizi. Però conosco un solo metodo per imparare a nuotare: tuffarsi in mare e muovere braccia e gambe. È quello che sto cercando di fare».

Qual è il suo calcio ideale?
«Non ho un modello particolare. Nell’ultima stagione mi è piaciuto molto il Psg di Luis Enrique. Squadra che si muove compatta, che fa bene fase difensiva e offensiva. Il mio obiettivo è quello di dare uno stile di gioco al Botafogo e poi, come sempre, sono i calciatori a far la differenza».

Al Mondiale sarà ancora al fianco di papà Carlo ct del Brasile?
«Se mi vorrà ancora… Partecipare a un Mondiale alla guida del Brasile è un’opportunità fantastica. Lui è molto carico, sente tantissimo l’impegno. E io gli darò una mano».

Correlate