Klopp scherza: «Quando il Liverpool è partito così bene con Slot mi sono chiesto se ne ero felice»

A Die Welt: «Sono in ottimi rapporto col Liverpool, ma sono contento di non dover più essere lì tutti i giorni»

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Parigi (Francia) 28/05/2022 - finale Champions League / Liverpool-Real Madrid / foto Imago/Image Sport nella foto: Jurgen Klopp

Jurgen Klopp, ex tecnico di Liverpool e Dortmund e ora coordinatore calcistico del gruppo RedBull, è intervenuto ai microfoni dei media tedeschi del Die Welt. Di seguito riportiamo un estratto della lunga chiacchierata.

Klopp: «Mondiali per club? Non si può continuare così, senza pause per i calciatori»

Su Florian Wirtz
«Florian è un giocatore eccezionalmente bravo che ha subito un grave infortunio in giovane età (rottura del legamento crociato; ndr) ma poi ha ripreso da dove aveva lasciato. Rispetto. E se non fai caso al meteo a Liverpool, troverai un club meraviglioso dove ti piacerebbe far parte di tutto.»

Racconta il suo addio al Liverpool

«La stagione precedente (2022/23, ndr) non è andata molto bene per il Liverpool – e nell’estate successiva la Germania stava cercando un nuovo allenatore della nazionale. Avrei potuto dire di sì perché forse sarebbe stato meglio fare qualcosa di diverso».

Perché non l’hai fatto?

«Non volevo. E la decisione non riguardava di per sé il ruolo di allenatore della nazionale. Non potevo lasciare il Liverpool in quel modo. C’era una squadra, c’erano persone con cui avevo un rapporto. Non sono mai stato così freddo da non ricordare le belle parole che avevo detto a un giocatore la settimana prima. Avevamo portato nuovi giocatori come Endo, Gravenberch, Szoboszlai e McAllister. Volevo sistemare le cose con loro e con la squadra. Era importante per me. Ci siamo riusciti. Ciononostante, la decisione di lasciare il Liverpool è maturata. L’ho comunicata internamente fin dall’inizio, fino a quando non abbiamo reso pubblica la notizia a gennaio su richiesta della proprietà. Loro parlano di un passaggio di consegne perfetto, ma altri sostengono che il Liverpool avrebbe potuto vincere il campionato se non l’avessimo reso pubblico fino a un secondo momento. Ma per me, la cosa sembrava giusta, proprio come era successo allora a Magonza e poi a Dortmund».

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Com’è il rapporto con il Liverpool? L’eredità per il nuovo allenatore è stata difficile.

«Siamo in ottimi rapporti, con alcuni giocatori ogni tanto ci scriviamo o mi mandano qualche foto delle loro vacanze. Con la società siamo diventati buoni amici. Ho scritto anche ad Arne ogni tanto; ci siamo visti solo una volta. Era contento del mio gesto allora. E a dire il vero: quando le cose sono iniziate così bene sotto la sua guida, mi sono chiesto brevemente, come persona, se fossi contento che le cose andassero così (ride). Sì, è davvero bello, mi rende felice. Sono tornato di recente a Liverpool nel mio ruolo di ambasciatore della Fondazione Liverpool, ed è stato bello rivedere tutti. Ma sono contento di non dover più essere lì tutti i giorni. Il mio periodo a Liverpool è stato meraviglioso, ma è finito. Un variopinto bouquet di ricordi, e il 99% sono belli».

Sul Mondiale per Club
«Follia assoluta, cosa peggiore mai inventata nel calcio. Capisco chi dice: “Ma i soldi che si prendono per partecipare sono folli”. Ma non sono per tutti i club. L’anno scorso c’erano la Coppa di Lega e l’Europeo, quest’anno il Mondiale per Club e l’anno prossimo il Mondiale. Questo significa nessun vero recupero per i giocatori coinvolti, né fisicamente né mentalmente. Certo, guadagnano tutti un sacco di soldi. Ma lasciamoli perdere per un momento. Un giocatore Nba che guadagna anche molto bene ha quattro mesi di riposo ogni anno. Virgil van Dijk non li ha nemmeno avuti in tutta la sua carriera. Tornei come il Mondiale per Club non possono essere organizzati sulle spalle dei giocatori. Non lo auguro a nessuno, ma ho una grande paura.»

Sui rischi fisici per i giocatori
«Che i giocatori subiranno infortuni mai avuti prima la prossima stagione. Se non nella prossima stagione, accadrà ai Mondiali o dopo. Ci aspettiamo costantemente che i ragazzi affrontino ogni partita come se fosse l’ultima. Glielo diciamo 70 o 75 volte all’anno. Ma non può andare avanti così. Dobbiamo assicurarci che abbiano delle pause, perché se non le prendono, non saranno in grado di offrire prestazioni al top a lungo termine – e se non ci riescono più, l’intero prodotto perde valore per chi lo vende. Una volta ho avuto una pre-stagione di due settimane e mezzo in cui tutti i miei giocatori erano a mia disposizione. Due settimane e mezzo – e poi abbiamo giocato praticamente ogni tre giorni per un anno. È brutale.»

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