Comincia con lo 0-0 in Ecuador l’avventura di Ancelotti col Brasile

Partita equilibrata. L'Ecuador è secondo nel girone. Il Brasile ha mostrato ottima fase difensiva, pressing e spunti con Vinicius. Ottima la prova di Casemiro

Ancelotti

Brazil's Italian head coach Carlo Ancelotti gestures during the 2026 FIFA World Cup South American qualifiers football match between Ecuador and Brazil at the Monumental Banco Pichincha stadium in Guayaquil, province of Guayas, Ecuador on June 5, 2025. (Photo by Rodrigo BUENDIA / AFP)

Comincia con lo 0-0 in Ecuador l’avventura di Ancelotti col Brasile.

Zero a zero tra Ecuador e Brasile match valevole per le qualificazioni mondiali ed esordio di Carlo Ancelotti sulla panchina del Brasile. L’Ecuador è secondo nel gruppo dietro l’Argentina.

Buon esordio del Brasile che soprattutto nel primo tempo ha mostrato discreti fraseggi e pressing per il recupero del pallone una volta perduto. Poi, nella ripresa, l’Ecuador ha premuto di più ma il Brasile ha mostrato grinta e determinazione nella fase difensiva e in alcuni elementi come Casemiro, Bruno Guimares e la coppia centrale Marquinhos e Aleksandro. Maluccio in fase offensiva dove il tridente Vinicius Richarlison Estevao si è mostrato deboluccio (soprattutto gli ultimi due). Vinicius è stato comunque autore dei soliti spunti, nella ripresa ha servito due palloni d’oro: uno a Richarlison che l’ha ciccato malamente e il secondo a Casemiro che ha calciato in maniera poco convinta. Le sostituzioni non hanno inciso. Pareggio giusto, che indirizza nel verso positivo l’avventura di Ancelotti sulla panchina del Brasile.

Ancelotti: «Mi hanno soprannominato Carlinho e mi piace»

Carlo Ancelotti, l’unico allenatore ad aver vinto il titolo nei cinque principali campionati europei (Italia, Inghilterra, Francia, Germania e Spagna) e il solo ad aver alzato per cinque volte la Champions League, racconta la sua esaltante carriera in una lunga intervista rilasciata a Vivo Azzurro Tv: «Mi hanno soprannominato Carlinho e mi piace. Adesso inizia un’altra avventura, è una responsabilità grande, ma anche una grande felicità avere l’opportunità di allenare la nazionale brasiliana. Sono stato accolto con molto affetto, spero di preparare bene la squadra e fare in modo che sia competitiva al prossimo Mondiale».

Imparare una nuova lingua non sarà un problema: «Dovrò studiare il portoghese come ho dovuto studiare il francese, l’inglese, lo spagnolo: mi aiuterà il fatto che il portoghese ha la stessa grammatica».

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Ancelotti racconta di Arrigo Sacchi: «È stato un innovatore, ha portato qualcosa di nuovo nel calcio a livello tattico e di metodologia. Ho lavorato tanti anni con lui da giocatore e allenatore, è stato per me un maestro molto importante».

Sulla gestione del gruppo «Non l’ho studiato, sono fatto così e cerco di trasmettere la mia identità e il mio carattere nella relazione con gli altri. Il carattere si forma con i maestri che hai avuto nell’infanzia: tuo papà, gli insegnanti a scuola e gli allenatori. La convivenza tra i grandi campioni dipende dall’intelligenza individuale di ciascuno di loro. Solitamente il grande campione è serio, professionale e lavora bene. La gestione non è così complicataIl rapporto con i giovani oggi è più complicato rispetto al passato. Per i calciatori è cambiato lo status: oggi un giovane ha molte più responsabilità addosso rispetto a quella che avevo io quando ero calciatore. Ora dietro ha tanta gente: c’è il procuratore, ci sono i genitori, i fratelli e le sorelle. La responsabilità è veramente molto alta».

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