Baggio racconta della rapina subita: «Hanno messo la pistola in bocca a mio figlio»
L'ex campione al podcast di Gazzoli: «Il problema è il dopo, la rabbia che rimane dentro. Capisco la gente che vuole farsi giustizia da sola»

Italian forward Roberto Baggio reacts 03 July at the Stade de France in Saint-Denis during the 1998 Soccer World Cup quarter final match between France and Italy. France beat Italy 4-3 in a penalty shoot-out to book their place in the World Cp semi-finals where they will play either Germany or Croatia at Stade de France 08 July. (ELECTRONIC IMAGE) AFP PHOTO (Photo by GERARD JULIEN / AFP)
L’ex campione Roberto Baggio, ospite del podcast di Gazzoli, è tornato a parlare della rapina che ha subito in casa. «Le persone che mi hanno rapinato in casa sapevano chi fossi. Purtroppo è un episodio che segna la vita perché è una violenza che fanno a te, a tua moglie e ai tuoi figli con una cattiveria che non riesci a spiegarti. Hanno messo la pistola in bocca a mio figlio e l’hanno puntata alla testa per farsi dire dove si trovasse la cassaforte (che non abbiamo). Ci hanno minacciato dicendo che se l’avessero trovata, ci avrebbero ammazzati. Sono stati in casa nostra per tre quarti d’ora, ci hanno sequestrato da tutto, eravamo per terra e non era così facile. Il problema è il dopo, la rabbia che rimane dentro. Capisco la gente che vuole farsi giustizia da sola. Non ho avuto paura perché non li ho sentiti arrivare, sono andato faccia a faccia con uno di loro, il mio istinto è stato tirare un pugno in faccia e un calcio ma erano in sei. Lascio immaginare come sia andata…».
Tra le chiacchiera il divin codino ha confessato le sue preferenze sugli attuali allenatori: «Da giocatore mi sarebbe piaciuto essere allenato da Josep Guardiola, Roberto De Zerbie forse anche da Simone Inzaghi perché giocano un bel calcio e cercano di far divertire la gente».
Leggi anche: Baggio: «Quel tiro contro la Francia fu un mio errore, non dovevo calciare al volo»
Oggi il calcio non fa più parte della sua vita: «Ormai non posso più giocare a calcio, per tutti gli interventi che ho avuto. Il campo è meraviglioso, la cosa più complicata è l’abituarsi a non avere più la fortuna di camminarci sopra».
Infine sul suo incontro con Sinner: «L’incontro è stato strano, avevo avuto una videochiamata con il suo allenatore che era stato a casa mia durante il periodo di stop di Sinner. Ci eravamo detti che ci saremmo visti per una grigliata insieme e poi ci siamo incrociati a Roma. Sinner è entrato in ascensore accompagnato dalla madre e dal padre dopo essere stato in udienza dal Papa»