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Luis Enrique: «Il Psg merita di vincere la Champions. Ma troppa energia positiva può essere pericolosa»

In conferenza: «L’Inter sa già cosa sia una finale, ne ha giocata una due anni fa, è una squadra costruita da tempo. Cercheremo di dare più riposo possibile ai giocatori»

Luis Enrique: «Il Psg merita di vincere la Champions. Ma troppa energia positiva può essere pericolosa»
Paris Saint-Germain's coach Luis Enrique looks on from the bench before the friendly football match between France's Paris Saint-Germain and Japan's Cerezo Osaka at Nagai Stadium in Osaka on July 28, 2023. (Photo by PAUL MILLER / AFP)

Luis Enrique, allenatore del Psg, può usare il campionato come un allenamento in vista delle due finale che la sua squadra deve giocare. Sabato a Montpellier, il Psg si “allenerà”, visto che la Ligue 1 2025 è già in bacheca, in attesa di giocare la finale della Coppa di Francia (24 maggio contro il Reims) e la finale di Champions League (31 maggio contro l’Inter). La sua conferenza stampa riproposta da L’Equipe.

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Luis Enrique: «L’Inter sa già cosa sia una finale»

Luis Enrique ha deciso di lasciare a riposo diversi titolari. Tra cui Donnarumma, Hakimi, Marquinhos, Nuno Mendes, Pacho, Ruiz, Vitinha. Come trovare il giusto equilibrio tra riposo e impegno? C’è bisogno di rilassarsi?
«Abbiamo un piano fisso, che dipende dal minutaggio e dalle trasferte che i giocatori faranno durante la stagione. Bisogna arrivare nelle condizioni giuste per le due finali, tenendo conto che la stragrande maggioranza della squadra andrà poi in nazionale. È una sorta di puzzle da risolvere. Ogni giocatore ha bisogno di un piano personalizzato. L’obiettivo era quello di essere ancora in campo in tutte le competizioni, e ci siamo riusciti. Ma il riposo è molto importante affinché i giocatori arrivino freschi. Per quanto mi riguarda, avrò il consueto riposo per i giocatori che non andranno in nazionale e questo è sufficiente».

Come gestire entrambe le finali? E come rendere il Psg ancora più forte per queste partite?
«Domani (sabato) giocheremo contro il Montpellier, poi contro l’Auxerre (17 maggio) , sono due partite che ci saranno utili. Nel piano di cui parlavo non ci sono solo i giorni di riposo, ci sono anche queste due partite della Ligue 1. Servono per dare tempo di gioco e per creare turnover. È tempo di prepararsi per le due finali e di scrivere la storia».

E la preparazione mentale? Qual è l’idea alla base della separazione tra la finale della Coppa di Francia e quella della Champions League?
«Non credo che gli esseri umani dovrebbero discernere le cose. Cercheremo di fare in modo che i giocatori abbiano più tempo di riposo possibile per staccare la spina, per dimenticare il calcio e per potersi dedicare ad altro in un calendario così complesso. Abbiamo concesso ai giocatori questa breve pausa, l’obiettivo è che arrivino il più pronti possibile. E da lì, bisogna essere il più competitivi possibile sia negli allenamenti che nelle partite. Non importa se si tratta di una finale della Coppa di Francia, di una finale di Champions League o di una partita di paddle con gli amici».

Come sta Ousmane Dembélé?
«Sta benissimo, si è allenato con la squadra oggi (venerdì). Aveva il permesso del personale di non venire in allenamento, ma se ritieni di doverlo fare, sei libero di farlo».

Achraf Hakimi è stato votato miglior giocatore della semifinale. Come lo hai aiutato?
«La mentalità di un giocatore, la sua capacità di accettare cose che non ha mai fatto prima, è importante. E da questo punto di vista Hakimi è molto più maturo in questa stagione. È un leader dentro e fuori dal campo. È un piacere avere giocatori con questo livello di competitività».

Sei nato lo stesso anno del Psg. Siete pronti a scrivere la storia?
«Siamo tutti pronti a fare la storia. I tifosi sono pronti perché la prima finale si è giocata senza tifosi (nel pieno del periodo Covid nel 2020 contro il Bayern Monaco, 0-1) , e senza tifosi non sarebbe una finale. Se c’è una squadra che conosco e che merita di vincere la Champions League, è il Psg. Ma troppa energia positiva può essere pericolosa. Il problema è che tra noi e l’Inter, uno dei due non otterrà ciò che vuole».

Guardando indietro, come giudichi questa sintonia con i tifosi?
«Ciò che definisce il calcio è la passione. Quando vedi che grazie al tuo lavoro, a quello della squadra e della società, la gente è felice, non c’è niente di meglio. Cercheremo di concludere con la ciliegina sulla torta, che i tifosi meritano. L’anno scorso meritavamo già di arrivare in finale, quest’anno abbiamo dimostrato di meritare abbastanza per essere dove siamo e cercheremo di gestirlo al meglio».

Come affronti i momenti belli come quello attuale?
«A dire il vero, esistono diversi stati d’animo. È bello gestire i momenti piacevoli, ma mi sento bene anche quando devo gestire quelli complicati. Ripeto, non voglio che si superi questo livello. Sappiamo cosa significherebbe essere i primi. Deve essere uno stimolo ma non un peso. Staremo attenti, manterremo la calma, così da viverla come se fosse una partita di calcio. Ma l’Inter sa già cosa sia una finale, ne ha giocata una due anni fa, è una squadra costruita da tempo».

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