Cannavaro: «Il mio calcio è rock and roll, a Zagabria ho una stanza allo stadio come Spalletti»
Alla Gazzetta: «Mi ispiro a Klopp. In Serie A vedo che anche i miei ex compagni di squadra hanno difficoltà ad allenare, ma un giorno tornerò».

Ar Udine 25/04/2024 - campionato di calcio serie A / Udinese-Roma / foto Andrea Rigano/Image Sport nella foto: Fabio Cannavaro
Diventato poche settimane fa allenatore della Dinamo Zagabria, Fabio Cannavaro ha parlato dei suoi metodi in un’intervista alla Gazzetta dello Sport.
Cannavaro: «Il mio calcio è rock and roll, mi ispiro a Klopp»
Nessuno l’ha cercata in Italia dopo l’esperienza all’Udinese?
«Qualcuno ha detto che ho poca esperienza. Amo l’Italia, la Serie A è il torneo più difficile dopo la Premier e un giorno tornerò. Ma vedo che anche i miei ex compagni di squadra hanno difficoltà».
Com’è Zagabria?
«E chi l’ha vista?! Sto in una stanza allo stadio, come Spalletti a Castelvolturno. Rimango dalle 8 e mezza del mattino per dodici ore».
Qual è il suo calcio?
«Un calcio dove non conta il possesso palla, ma l’intensità. Quello di cui parla Klopp, rock and roll, verticale, avanti e indietro».
Com’è il calcio croato?
«Grande scuola, molto tecnica. Devono migliorare fisicamente e tatticamente, ma sono 4 milioni di persone e hanno risultati da grande Paese. Mi ricordano l’Uruguay».
Ha studiato il Milan di Conceiçao?
«Mi piace che non molla mai, è una squadra che alterna entusiasmo a cali improvvisi. Leao è lo spauracchio di tutti, se è motivato può fare la differenza. Cosa gli direi? I tempi in cui il capitano attaccava al muro i compagni ormai sono finiti. Oggi tocca agli allenatori gestire certe situazioni».
L’ex capitano della Nazionale: «Thiago Motta? A volte la Juve gioca peggio dell’anno scorso»
I problemi della Juve quali sono secondo lei?
«Il fatto di essere ripartita da zero. Ds nuovo, allenatore nuovo, tanti giocatori nuovi: non è mai facile. perché per ricostruire ci vuole tempo e alla Juventus il tempo non sempre te lo danno, perché secondo me ci vogliono tre anni per completare il progetto, ma al secondo anno in cui non vinci a Torino diventa difficile. Credo poi che ci fosse una grande aspettativa per un calcio più spettacolare e, invece, a volte giocano in modo anche peggiore rispetto all’anno scorso, quando si diceva peste e corna di Allegri. Però Thiago è bravo, sta lavorando tanto, bisogna avere pazienza, si vince anche attraverso un percorso e non ci sono scorciatoie».