La rivolta americana contro il rumore del pickleball (e non hanno mai sentito quello del padel…)
Prima hanno riempito le città di campi, e ora non ne possono più. Il New York Times racconta il risvolto sociale tragicomico di questo mini-tennis che spopola negli Usa

Dicono che suoni come il popcorn. Il pickleball fa pop-pop-pop. Un rumore incessante, continuo. Come se le città americane scoppiettassero continuamente, scaldate in un forno a microonde. Il New York Times lo definisce “un rumore aritmico”. E questa cosa – pop…pop…pop… – sta facendo ammattire gli americani. Non ne possono più. Hanno riempito i quartieri di campi di benedetto pickleball, e adesso sono alla fase di rigetto. E’ diventata – scrive sempre il Nyt – “una piaga nazionale di scontri, petizioni, chiamate alla polizia e cause legali, senza soluzioni in vista“.
Premessa dovuta: il pickleball sta agli Usa come il padel sta all’Italia. E’ uno sport derivato dal tennis, in versione ridotta. Si gioca su minicampi per lo più d’asfalto, con delle racchette senza corde, squadrate, e delle palle di plastica. Non ha le pareti di vetro tipo acquario come il padel. E se gli americani sentissero il rimbombo del padel nelle calde notti d’estate italiane, quelle con finestre aperte…
Il New York Times ha raccolto di testimonianze al limite dell’esaurimento nervoso. Tipo Mary McKee, da Arlington, Virginia. Dice che una volta la sua era un’esistenza per lo più tranquilla. Poi sono arrivati i giocatori di pickleball. E la “cacofonia del ticchettio è diventata la colonna sonora indesiderata delle vite di McKee e dei suoi vicini”.
“È come avere un poligono di tiro nel tuo cortile”, dice John Mancini da Wellesley, Massachusetts. “È una tecnica di tortura”, dice Clint Ellis, da York, Maine. “Vivere qui è un inferno”, dice Debbie Nagle, da Scottsdale, Arizona.
Lo sport – ricorda il Nyt – “può produrre ogni tipo di rumore sgradevole: fischi degli arbitri, fischi del pubblico, vuvuzelas. Ma il suono più stridente e dirompente dell’intero ecosistema atletico in questo momento potrebbe essere quel pop-pop-pop emanato dai campi da pickleball americani in rapida moltiplicazione”.
E’ in corso una rivolta, tra “petizioni e appelli alla polizia e cause legali all’ultimo sangue rivolte ai parchi locali, ai club privati e alle associazioni di proprietari di case”.
“Il frastuono ha dato un nuovo significato alla frase sport di racchetta, mettendo alla prova la sanità mentale di chiunque sia a portata d’orecchio di una partita”.
Il New York Times analizza il fenomeno: “La società moderna è intrinsecamente disarmonica: pensa ai bambini che urlano, ai cani che abbaiano, ai tosaerba che ruggiscono. Quindi cosa rende il suono del pickleball, in particolare, così difficile da tollerare?“. E hanno chiesto al massimo esperto di lotta al pickleball. (Esatto, esiste uno che praticamente fa questo di mestiere). Si chiama Bob Unetich, ha 77 anni, è ingegnere in pensione e un appassionato giocatore di pickleball. Ha una società di consulenza chiamata Pickleball Sound Mitigation. Unetich spiega che i colpi di pickleball da 100 piedi di distanza possono raggiungere i 70 dBA, mentre il rumore di fondo quotidiano all’esterno in genere raggiunge un “piuttosto fastidioso 55”.
E poi c’è il tono acuto del suono prodotto da una racchetta dura pagaia dura che sbatte contro una palla di plastica, e il ritmo irregolare, spesso frenetico. “Crea vibrazioni in una gamma che può essere estremamente fastidiosa per l’uomo“, dice Unetich.