Garcia somiglia a Spalletti: è un comunicatore intelligente e rende competitive tutte le sue squadre (L’Equipe)
Torna in Italia e, ad oggi, è il quarto allenatore con la più alta media di punti a partita nella storia della Serie A. La sua Roma fu sempre sul podio

L’Equipe dedica un pezzo al nuovo allenatore del Napoli, Rudi Garcia ricordando perché è così popolare in Italia, una circostanza legata, naturalmente agli anni trascorsi sulla panchina della Roma, tra il 2013 e il 2016. Anni in cui la Roma non andò affatto male. Sono trascorsi sette anni e mezzo e ora Garcia è tornato in Serie A.
Ieri Garcia è stato presentato al pubblico e alla stampa napoletani. I tifosi partenopei, scrive L’Equipe, che forse non ricordano benissimo gli anni del tecnico nella Capitale,
“nel complesso non contestano l’evento ma sono entrati in una fase di osservazione dall’annuncio del suo arrivo giovedì”.
Difficile, scrive L’Equipe, arrivare dopo Spalletti. Ma Garcia assomiglia all’allenatore di Certaldo molto più di quanto non si creda, scrive il quotidiano francese.
“Difficile comunque passare dopo Luciano Spalletti, il tecnico che ha conquistato lo scudetto del club, atteso da trentatré anni. Tuttavia, Garcia ha somiglianze con il suo predecessore: comunicatore intelligente, abile in un 4-3-3 intraprendente e in grado di rendere competitive tutte le sue squadre”.
Come ha dimostrato alla Roma, che con Garcia non è mai scesa dal podio, chiudendo due stagioni al secondo posto in classifica di Serie A.
“Ad oggi, rimane il quarto allenatore con la più alta media di punti a partita nella storia della Serie A: 1,99 dietro Antonio Conte (2,26), Leonardo (2,02) e Massimiliano Allegri (2,01)”.
Garcia non ha mai rotto il suo legame con l’Italia, “paese che lo ha adottato e dove si è rapidamente adattato“. Del resto condivide la sua vita con Francesca Brienza, una giornalista italiana conosciuta a Roma.
“Qualche giorno fa erano allo Stadio Olimpico di Roma per assistere al concerto del cantante Vasco Rossi. Un modo per superare le sue due esperienze transalpine e per avallare definitivamente la sua “Italianizzazione””.