Fabio Quagliarella, scarpe grosse e cervello fino

C’era una volta la favola della maglia azzurra. In un paese di mare una squadra di calcio. La cui maglia di gioco era azzurra. Quando un calciatore la indossava scattava l’incantesimo. Si legava a quella maglia e non poteva più separarsene per tutta la carriera. Un bel giorno in quella contrada  arrivò un pifferaio. Suonava […]

C’era una volta la favola della maglia azzurra. In un paese di mare una squadra di calcio. La cui maglia di gioco era azzurra. Quando un calciatore la indossava scattava l’incantesimo. Si legava a quella maglia e non poteva più separarsene per tutta la carriera. Un bel giorno in quella contrada  arrivò un pifferaio. Suonava e cantava una canzoncina sul tema musicale della gatta cenerentola:
Son sei milioni
Son bei soldoni
Nelle tue tasche vanno a finir…
Ma quale maglia
È fuoco di paglia
Soltanto un gonzo ci può cascar.
Giuro che è vero
In bianconero
Coperto d’oro ti troverai
Ed il cafone,
Cuor di leone,
In piena notte se ne scappò.
Gli appassionati
Li ho gabbati
Chi se ne frega peggio per lor.
Come tutte le favole anche questa ha la sua morale. Pecunia non olet . Ma davvero in epoca di globalizzazione, di rete internet e di comunicazione di massa c’è qualcuno che crede alla favola dell’attaccamento alla maglia?
I calciatori sono dei professionisti ( o mercanti ?). Inseriti in pieno in un meccanismo di interessi micidiale. Ogni operazione crea guadagni per un pulviscolo di attori. Procuratori. Mediatori. Dirigenti … Insomma un busines che conosce una sola favola. Quella del massimo profitto. Costi quello che costi. Tutto nel mondo è regolato da questi meccanismi. Chi  invece di prenderne atto vuol continuare a ragionare evocando il libro cuore libero di farlo.  Allora, però, degli automatismi che governano il calcio moderno non capirà mai nulla. Cafone scarpe grosse e cervello fine. Ed il cafone ha fatto i suoi conti. E, nulla interposta mora, ha scelto i chiccheri. Mi viene da ridere se ricordo i proclami di qualche giornalista (di sesso femminile) che pontificava su una tv locale. Pretendeva che il pastorello stabiese fosse sempre in campo. Che il suo scarso rendimento era legato all’eccesso di tensione emotiva derivante dall’indossare la maglia azzurra. Povero piccolino. Che cattivone l’allenatore a tenerlo in panchina… Chiariamo bene.  Che Quagliarella se ne sia andato sic stanti bus rebus è un grande affare. Non lo rimpiangeremo. Non è un fuoriclasse. Ma , al più, un buon giocatore. Che sbaglia quasi tutte le cose facili. Ed ogni tanto ne imbrocca una difficile. Che tra uno o due anni nessuno qui ricorderà nemmeno.
L’ho detto più volte. Non esistono giocatori incedibili. Lo dimostra l’andamento del calcio mondiale. Ed i motivi per cedere un giocatore possono essere sostanzialmente di tre ordini. Di ordine economico. La società è in difficoltà di bilancio Di ordine tecnico. Il giocatore mal si adatta agli schemi previsti dall’allenatore . Di ordine caratteriale. Il giocatore , per un qualche motivo , non lega con il tecnico e/o i compagni. O, peggio ancora, litiga con il tecnico e/o i compagni. Nel caso di Quagliarella era utile smammarlo per una combinazione del secondo e del terzo ordine di motivi. Certamente il soggetto è spigoloso. Forse anche litigioso. Insomma non propriamente uno di buon carattere. E per di più difficile da assortire con Lavezzi ed Hamsik. Non è una prima punta. Non una mezza punta. Non un esterno. Insomma è un solista atipico. Senza le vette di qualità dei grandi solisti. Quagliarella a Napoli lo volle l’accoppiata Donadoni –Marino. Mazzarri non ha mai “visto” il giocatore. Che è un modo elegante ed in voga di questi tempi per intendere che al tecnico quel giocatore non piace. O anche che il tecnico lo tiene sui… (E francamente lo capisco.) Quindi non mi strappo i capelli (anche perché non ne ho) per la vendita di Quagliarella. Se poi De Laurentis, come mi auguro, userà il ricavato della cessione di Quagliarella per prendere almeno un calciatore forte allora abbiamo fatto un grande affare.

Per terminare una mia dedica al Quaglia

Chiù luntano me stai

Chiù felice me sento…
Guido Trombetti


Quagliarella a Napoli lo volle l’accoppiata Donadoni –Marino. Mazzarri non ha mai “visto” il giocatore. Che è un modo elegante ed in voga di questi tempi per intendere che al tecnico quel giocatore non piace. O anche che il tecnico lo tiene sui… (E francamente lo capisco.)

Quindi non mi strappo i capelli (anche perché non ne ho) per la vendita di Quagliarella.

Se poi De Laurentis, come mi auguro, userà il ricavato della cessione di Quagliarella per prendere almeno un calciatore forte allora abbiamo fatto un grande affare.

Per terminare una mia dedica al Quaglia

Chiù luntano me stai

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