Krol: «Osimhen e Kvara non sono Messi e Ronaldo. La loro fortuna è che hanno il Napoli alle spalle»

«Il presidente Aurelio De Laurentiis ha salvato il Napoli quando lo ha preso in serie C, lo ha reso sempre più competitivo e in futuro non credo che smetterà di rinforzarlo»

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Napoli's Nigerian forward Victor Osimhen (R) talks to Napoli's Georgian forward Khvicha Kvaratskhelia during the Italian Serie A football match between Torino and Napoli on March 19, 2023 at the Olympic stadium in Turin. (Photo by Marco BERTORELLO / AFP)

Su Avvenire una lunga intervista a Ruud Krol. Ha giocato a Napoli, sa cosa vuol dire vincere uno scudetto in questa città. Traguardo che si appresta a tagliare la squadra di Luciano Spalletti. Oggi non sarà allo stadio, è appena tornato da un viaggio, ma a Napoli è stato dieci giorni fa e ha visto che clima si respira.

«ho avvertito, come sempre, un entusiasmo contagioso… Se vinciamo prepariamoci a sette giorni senza andare a lavorare».

Krol ci è andato vicinissimo allo scudetto con il Napoli, nella stagione 1980-81. Poi la squadra arrivò terza.

«Vero, il nostro nella stagione 1980-‘81 poteva essere il primo storico titolo. Ma eravamo una squadra di combattenti, senza nazionali. Tanti buoni giocatori, un giovane promettente come Luciano Marangon e un paio di ottimi attaccanti come Antonio Capone e Gaetano Musella. Antonio è uno che il suo talento l’ha un po’ buttato in mare… E poi comunque la Juve che vinse quello scudetto era più forte di quella di adesso».

Ricorda l’allenatore di allora, Rino Marchesi.

«Marchesi è stato un buon allenatore per quel Napoli che gli permise di andare poi ad allenare la Juventus e quindi continuare a lottare per lo scudetto… Noi invece gli anni seguenti abbiamo sofferto e lottato per non retrocedere. Ricordo però con affetto i mister Giacomini e Pesaola e la passione del presidente Ferlaino che poi con Maradona si è tolto tante soddisfazioni».

Se Maradona fosse arrivato un anno prima, Krol sarebbe diventato campione d’Italia?

«I campioni come Maradona a Napoli o Cruijff all’Ajax, fanno sempre la differenza, ma i grandi fuoriclasse come loro sapevano anche che non si vince mai da soli. Il Napoli di Spalletti non ha dei fuoriclasse, ma un gruppo così unito e organizzato che il tecnico è stato capace di far diventare una macchina perfetta…».

Krol parla di Osimhen e Kvaratskhelia.

«Osimhen è un buon goleador e Kvaratskhelia è un grande dribbling-man ma non sono due giocatori del livello di Messi o Cristiano Ronaldo. La loro fortuna è che hanno alle spalle Lobotka, Anguissa, Zielinski, Di Lorenzo e anche Kim che fa sempre il suo errore di posizione ma alla fine ha giocato un ottimo campionato e non ha fatto rimpiangere Koulibaly».

E parla anche di De Ligt. Il centrale olandese ex Ajax era arrivato alla Juve come “l’erede di Krol”, ma poi è stato dirottato al Bayern Monaco.

«De Ligt è un buon difensore, ma non mi somiglia. Io prima di chiudere da libero al Napoli avevo giocato terzino destro, sinistro, stopper… sapevo costruire il gioco e difendere come pochi al mondo. De Ligt è un ragazzo che ancora deve mangiare parecchi polli prima di arrivare ad essere Krol».

Dei suoi anni napoletani, Krol dice:

«Io dico sempre che all’Ajax ho vinto tutto, ma il periodo più bello e formativo della mia vita l’ho vissuto a Napoli. Ho conosciuto a fondo la città, ho toccato con mano i problemi, la povertà, ho parlato con gli scugnizzi e con i pescatori di Mergellina. E lo faccio ancora ogni volta che torno, riprendo sempre il discorso dove lo avevo interrotto quarant’anni fa».

Il terzo scudetto, scaramanzie inutili a parte, ormai il Napoli ce l’ha in, tasca ma si aprirà un ciclo vincente oppure i tifosi dovranno aspettare altri 33 anni per festeggiare? Krol:

«Il presidente Aurelio De Laurentiis ha salvato il Napoli quando lo ha preso in serie C, lo ha reso sempre più
competitivo e in futuro non credo che smetterà di rinforzarlo. L’anno prossimo con Spalletti proveranno ancora a vincere lo scudetto e ad andare in fondo alla Champions e pensare questo mi rende felice perché i napoletani sono un popolo unico al mondo e meritano di vivere questa grande gioia, grazie al calcio».

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