Sabatini: «Plusvalenze? Una cattiva abitudine per sanare i bilanci con qualche trucco»

A Radio NewSoundLevel: «I punti dati, tolti, poi rimessi sono imbarazzanti. C'è un clima di incertezza che non depone a favore della regolarità del campionato»

Sabatini

AS Romaís sporting director Walter Sabatini follows the training session of the team from a terrace, on the eve of the UEFA Champions League football match AS Roma vs Manchester City on December 9, 2014 at the Trigoria training ground in the outskirts of Rome. AFP PHOTO / FILIPPO MONTEFORTE (Photo by FILIPPO MONTEFORTE / AFP)

Walter Sabatini, ex dirigente sportivo di tante squadre fra cui Roma e Bologna, ha rilasciato alcune dichiarazioni a radio New Sound Level fm90, durante il programma “Note Giallorosse”. Tra i diversi temi trattati anche le plusvalenze e i punti di penalità prima inflitti e poi tolti alla Juventus.

«Quella delle plusvalenze è una cattiva abitudine per sanare i bilanci con qualche trucco che la Roma non ha mai adottato, certamente non la mia Roma, che ha fatto sempre plusvalenze reali. Per quanto riguarda i punti dati, tolti, poi rimessi, questo è imbarazzante, perché non credo che possa essere accettabile questo tipo di atteggiamento. Il campionato deve avere le sue certezze, i punti devono essere quelli che devono essere, è singolare che ancora oggi la pena sia sospesa, perché sono stati restituiti i punti ma in qualche misura mi sembra che la pena sia sospesa nel senso che il giudizio è sospeso».

E ancora:

«Questo lascia tutto in un clima di incertezza che coinvolge troppe società e francamente questo non depone a favore della regolarità del campionato. Perché le squadre, come la Roma ad esempio, che stanno lottando per la zona Champions, sono in grande imbarazzo, ovviamente. Questa è una pagina grigia nel nostro calcio, in controtendenza invece a un momento straordinario nel nostro calcio. Abbiamo portato tante squadre in una semifinale europea, un momento di esaltazione per la nostra Serie A, quindi è veramente un peccato, un grande peccato».

Poi sulla Roma, di cui Sabatini è stato direttore sportivo dal 2011 al 2016:

«La Roma attuale è una squadra scientifica che sa come e quando colpire l’avversario, che ha vinto e vincerà ancora tante partite. È una squadra che Mourinho sta gestendo veramente in maniera scientifica, non sbaglia una mossa. Guardate la riunione tecnica che la Mourinho ha fatto con la squadra sotto la curva nella partita con il Feyenoord, una magia vera, perché ha caricato l’ambiente, la squadra, l’ha rimandata in campo per i tempi supplementari con una mentalità e una pienezza emotiva di poter affrontare la partita straordinari ed è stato un risultato straordinario. Se pensate che a 40/50 secondi dalla fine la Roma era fuori dalla coppa, mentre invece Pellegrini ha fatto il Totti e Dybala ha fatto il Dybala, tutto a tempo scaduto quindi è stata una magia calcistica».

A proposito di Dybala, vittima di un colpo contro l’Atalante che ha fatto temere per un nuovo serio infortunio:

«Un giocatore di grandissimo talento come Dybala va protetto, blandito e accompagnato, nessuno meglio di Mourinho sa farlo. E’ ovvio che il rendimento di Dybala è anche legato alla guida prodigiosa di Mourinho che sa gestire al meglio un giocatore di talento visto che ne ha allenati tantissimi. L’estate scorsa avevo visto Paulo ad una premiazione e gli avevo consigliato: vai a Roma, tu sei il giocatore giusto per giocare nella Roma per la tua psicologia, per il tuo modo di giocare. Vai a Roma senza il minimo dubbio. Quello è il tuo pubblico, quella è la città ideale dove ti realizzerai compiutamente, come sta facendo».

Sabatini svela alcuni suoi approcci al calciomercato:

«Sinceramente a me non piacciono molto i parametri zero perché a questo tipo di acquisti devi concedere stipendi “impagabili” mentre con le operazioni pagando il cartellino riesci a calmierare gli ingaggi. Certo se i parametri zero sono tutti come Matic vale la pena farli…».

Infine Sabatini ricorda lo scomparso Mihajlovic:

«Siniša Mihajlovic mi manca tantissimo. E’ stato un grande amico, ci vedevamo spesso con le famiglie. Un uomo generosissimo, leale, la sua morte è stato un dolore forte, una perdita angosciante. Non passa giorno che il mio pensiero non vada a lui. Se mi manca il calcio? Certo, ma anche io manco al calcio devo dire!».

 

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