Gravina sugli scontri ultras: «Questa gente deve pagare, servono sanzioni più stringenti»

«Interrompere le gare quando ci sono episodi di razzismo? Non è competenza del calcio. Come si fanno uscire 80mila persone da uno stadio?».

Gravina figc Spalletti Figc

Db Milano 25/02/2019 - premio Giacinto Facchetti 'Il bello del calcio' / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Gabriele Gravina

Il presidente della Figc Gabriele Gravina condanna gli scontri tra gli ultras di Roma e Napoli all’autogrill di Badia al Pino e chiede provvedimenti più duri. Lo fa a margine della presentazione del documentario di Sara Gama che andrà in onda su Rai 3. Queste le dichiarazioni di Gravina:

«Bisogna rendere molto più stringenti ed efficaci alcune sanzioni. Riteniamo che la chiave di volta sia lo stretto rapporto di collaborazione tra tutte le istituzioni. Si è ormai verificato che alcuni incidenti avvengono fuori dallo stadio con appuntamenti da far west per picchiarsi e dare sfogo alle proprie tensioni, questo è inaccettabile e vergognoso». 

Continua Gravina:

«Le istituzioni e il mondo del calcio devono fare di più insieme e creare le condizioni perché questi soggetti che nulla hanno a che fare con il calcio e lo sport vengano espulsi dal nostro sistema. Ha ragione il ministro Abodi, questa gente deve pagare. Giusto che il danno morale e di immagine, non allo sport ma all’intero Paese, venga punito e molto severamente». 

Contro gli episodi di razzismo, tornati negli stadi durante Lecce-Lazio nel settore ospiti dei tifosi biancocelesti:

«Sappiamo che si può fare molto di più, ma andiamo sempre a impattare con condizioni oggettive che impediscono di andare oltre. Mi riferisco all’ipotesi di sospensione delle partite che non porta mai all’interruzione della gara. Ma provate a immaginare di far uscire 80mila persone da uno stadio». 

E ancora:

«L’interruzione della gara non è di competenza del mondo del calcio, ma del responsabile della sicurezza che è un collaboratore del ministero dell’Interno. Inasprire le norme del 2019? Ci sono condizioni e ipotesi sulle quali stiamo lavorando, perché tutto questo deve finire. Fermo restando che alcune chiusure e alcuni divieti più stringenti possono aiutare a creare i presupposti per un momento di aggregazione di cui il nostro paese ha bisogno». 

 

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