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Scaroni: «Gli stadi italiani sono circondati da bancarelle gestite da signori che andrebbero multati»

Il presidente del Milan al Foglio: «La Serie A è la Serie B d’Europa, il calcio è spettacolo e in Italia tra stadi, interruzioni di gioco abbiamo uno spettacolo non all’altezza»

Scaroni: «Gli stadi italiani sono circondati da bancarelle gestite da signori che andrebbero multati»
Db Milano 23/09/2018 - campionato di calcio serie A / Milan-Atalanta / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Paolo Scaroni

“La nostra Serie A è diventata una Serie B se comparata con gli altri grandi campionati europei. Ci hanno superato tutti, o quasi, negli ultimi vent’anni”. Paolo Scaroni, presidente del Milan campione d’italia, intervistato dal Foglio. Parla del declino del calcio italiano.

Nell’ultimo decennio in Europa sono stati realizzati 153 nuovi stadi, di cui solo tre in Italia:

“Nello stesso periodo tre stadi sono stati costruiti solo a Londra, per dire”.

Il problema è anche culturale e di scarsa comprensione del problema, se è vero che

“abbiamo incontrato una serie di obiezioni anche da appassionati di calcio che, evidentemente, non colgono il fatto che lo stadio è un ingrediente fondamentale dello spettacolo. Ma perché gli inglesi costruiscono impianti da 60 mila posti e non da centomila? Perché sono preoccupati che se si gioca una partita non di cartello, lo stadio sarà semivuoto. E nessuno, proprio per rispetto dello spettacolo, vuole stadi semivuoti”.

“Gli stadi italiani sono circondati da bancarelle gestite da signori che andrebbero multati, perché fanno una cosa illecita. Un altro danno economico per le squadre di calcio. Noi abbiamo la necessità di imbastire un’attività capace di stare in piedi: è finita l’epoca dei mecenati, dei Moratti e dei Berlusconi. Quel mondo non sarebbe neanche più possibile, con i vincoli del Financial fair play. Un’attività sta in piedi se c’è uno stadio pieno, se sugli spalti si vedono magliette non contraffatte, se le attività attorno all’impianto hanno possibilità di svilupparsi. Lo spettacolo va al di là dell’ora e mezza di partita, come si vede in Inghilterra”.

I diritti tv internazionali.

Da questi noi incassiamo 200 milioni a stagione, la Premier due miliardi all’anno.

Il calcio come spettacolo:

“Il mondo del calcio, come qualunque altro settore industriale, commerciale o di entertainment, è fatto di prodotti e dalla capacità di venderli. Noi, di conseguenza, dobbiamo presentare un prodotto che piace. Il calcio è sì uno sport, ma è anche uno spettacolo e uno spettacolo richiede uno stadio bello e possibilmente ben illuminato, sempre pieno di tifosi, moderno, né troppo grande né troppo piccolo”.

Anche gli arbitri dovrebbero rendersene conto, e parla del tempo effettivo, delle interruzioni:

“Lo spettacolo deve essere fatto da tanto gioco e poche interruzioni. Faccio solo un esempio: MilanUdinese del febbraio scorso si è conclusa con 45’ e 38’’ di gioco effettivo contro i 97 minuti complessivi dell’incontro. Così è tutto noioso. Anche gli arbitri devono contribuire, magari evitando interruzioni frequenti che non hanno pari negli altri campionati: i falli sono la seconda causa più diffusa delle interruzioni nel calcio internazionale – siamo al 14,8 per cento. In Serie A arriviamo a oltre il 15 per cento dei casi, quando in Premier si è fermi al 12,5. Insomma, l’arbitro dovrebbe essere più sensibile al fatto che è parte integrante dello spettacolo”

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