Gattuso: «Se essere amico di Mendes è un problema, allora il problema è vostro, non mio»
In conferenza. «Alleno da otto anni e finora non ho mai fatto un'operazione con lui, né al Milan né al Napoli. Se non arriveranno grandi nomi non fa nulla»

Milano 14/03/2021 - campionato di calcio serie A / Milan-Napoli / foto Image Sport nella foto: Gennaro Gattuso
«Hoy es el día de Gattuso», viene presentato come nuovo allenatore del Valencia. Le sue dichiarazioni:
«È la mia prima volta al Mestalla – dichiara l’ex allenatore del Napoli – e al Valencia. Per me è un orgoglio e un onore allenare questa squadra. Grazie al presidente, Peter Lim ed alla società, che mi ha offerto questa opportunità. Sebbene la sfida sia difficile, nello staff tecnico non abbiamo paura, pensiamo di poter fare un ottimo lavoro. Quando parlo della mia squadra, vorrei parlare di una squadra di 55/60 persone, includendo chi lavorerà con lo spogliatoio. È la mia mentalità. Abbiamo rispetto per tutti. Ma paura, mai»
La stampa ovviamente gli chiede di Mendes.
«Alleno da otto anni e finora non ho mai fatto un’operazione con lui, né al Milan né al Napoli. Lo considero un amico e un grande uomo di calcio. Non ho lavorato con lui nelle squadre più grandi. Poi se essere amico di Jorge Mendes e rispettare Jorge Mendes è un problema, il problema è vostro, non mio. Non ho trattato con lui, la prima persona che mi ha contattato è stata Anil, mi sono messo in contatto con Mendes semplicemnete per informarlo. Spero che ci aiuti a trovare giocatori, certo. Ma ovviamente solo se si tratta di calciatori che possono servirmi»
«Io non ho i social network. Voglio essere libero, non dover fingere. Non lavoro da un anno: mi sembra ingiusto che le persone abbiano espresso questi giudizi su di me proprio in un’anno in cui stavo vivendo con calma la mia vita. Hanno insistito molto con alcuni episodi, che mi hanno particolarmente segnato. Il primo riguarda la figlia di Berlusconi, che sostituì Galliani uno che aveva lavorato nel calcio per venticinque anni. Aveva un carico molto pesante sulle spalle, insomma. Ora ho capito che l’importante è essere politicamente corretti. A proposito di Boateng, dissi che a fischiarlo erano stati quattro sciocchi, che non bisognava dare loro importanza. Oltre a lui ho allenato decine di giocatori di colore, ci tengo a sottolineare che vengo dal Sud Italia, i miei genitori vivono in un paese di 10.000 persone… Queste illazioni non hanno alcun senso. Possono confermarlo le 30 persone che lavorano con me. 3 lavorano con me da più di dieci anni»
La sua malattia.
«Ho una malattia immunodegenerativa. 12 anni fa mi dissero che non potevo allenarmi, che non potevo stressarmi. Ricevo più di cento messaggi al giorno, mi consigliano come vivere. Credo di essere un esempio di resistenza. Le cose che si dicono là fuori molte volte non sono vere»
Le esperienze precedenti.
«Si parla del Napoli, del Milan… ma io farei un passo indietro. Al Milan e al Napoli è stato molto facile. Se pensiamo a Sion, Creta, Pisa… lì sì che è stato complicato. Stamattina ho visto la ciudad deportiva e ho potuto constatare ancora una volta che sono in un grande club, qui si vive un gran senso di appartenenza. Per me il Valencia è allo stesso livello di Napoli e Milan. Dovremo lottare tutti insieme ma otterremo risultati incredibili»
«Lim mi ha riferito tutto quello a cui andavo incontro. Anche le situazioni di alcuni calciatori. È l’allenatore che poi deve decidere se accettare o meno e a quali condizioni. Con altre squadre le condizioni non sono state rispettate e me ne sono andato, ho rifiutato. Se ho accettato vuol dire che sono consapevole di quello che c’è, conosco le critiche a Lim. Ho accettato nonostante tutto e voglio essere giudicato per il calcio che proporremo. Se la squadra perde, criticare Lim non ha senso. Questo non fa che ingrossare la bolla…»
«Non ho parlato di questo. Ho parlato della squadra, Gayà, Soler e Guedes, ma non sono un ragioniere. Non ho una banca. Ho parlato solo di questi tre giocatori e chiarisco: Lim non mi ha palesato la necessità di vendere ad ogni costo. Non possiamo perdere giocatori come Soler, Gayà o Guedes a zero. Voglio parlarci, con loro tre, voglio capire se c’è la possibilità di fare uno o due anni di contratto in più»
«In campo mi piace che la mia squadra comandi. Cerco sempre di avere un 35% in più di gol segnati rispetto a quelli subiti»
Ovviamente in Spagna si ricordano il Gattuso calciatore. Gli chiedono le differenze con l’allenatore…
«Chi ama il calcio si renderà conto delle differenze guardando la mia proposta, i dati che vedremo presto in campo. La differenza è evidente, al Gattuso giocatore piaceva correre, correre, correre e vincere. Oggi mi piace fare un certo tipo di calcio, con giocatori che pensano, che riflettano, che abbiano tecnica e anche testa. Certo, quando giocavo ero molto competitivo, la mia vita era completamente incentrata sul calcio, sull’allenamento quotidiano. Ecco perché sembrava che fossi forte, perché ero sempre pronto a giocare per vincere. Mi piacerebbe ritrovare questo spirito nello spogliatoio del Valencia…»
Sull’anno di pausa.
«Voglio trasmettere entusiasmo ai calciatori. L’anno scorso non ho lavorato perché non ne avevo voglia, non ne avevo la forza. Avevo proposte di sette o otto squadre, che ho rifiutato. Oggi sono in un grande club. Fui uno dei primi calciatori a scegliere di giocare all’estero: andai in Inghilterra a 17 anni e mezzo, sono stato il primo campione del mondo a lavorare in situazioni complicate… Avrei potuto ottenere contratti migliori, ma non volevo. Voglio essere qui perché, nonostante le difficoltà, ne varrà la pena. Varrà la pena soffrire, ma soprattutto rischiare per vincere»
Sul mercato.
«Abbiamo parlato di caratteristiche, non di nomi. In questo momento è difficile parlare di nomi. Il presidente mi ha ascoltato. Volevo trasmettergli quello di cui secondo me ha bisogno la squadra, come voglio giocare e il percorso da definire. Se non sono grandi nomi, non succede nulla. Anzi, è meglio. È una sfida fare una grande squadra con giocatori “sconosciuti”. Con una lavagna e il mio assistente ho mostrato al presidente cosa volevo. Ne è stato soddisfatto»