Il Giornale: Mancini vittima della sindrome di riconoscenza tipica dell’Italia
Ne fu vittima anche Sacchi che schierò Baggio infortunato in finale a Usa 94. I giovani ci sono, così come i calciatori su cui puntare: da Bastoni e Pellegrini

Db Bologna 04/06/2022 - Uefa Nations League / Italia-Germania / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Roberto Mancini
Su Il Giornale Franco Ordine scrive del sentimento di riconoscenza che non ha consentito all’Italia di giocarsela fino in fondo per le qualificazioni Mondiali.
Se nella storia del club Italia si sono ripetuti alcuni episodi (mondiale vinto nell’82 e mancata qualificazione all’europeo successivo dell’84; mondiale vinto nel 2006 e flop a quello successivo in Sud Africa dove arrivammo per diritto; terzo posto nel ’90 al mondiale italiano e mancata qualificazione all’europeo del ’92), è segno che bisogna analizzare con cura i ricorsi storici.
Spesso il sentimento della riconoscenza, nello sport e in particolare nel calcio, non porta buoni frutti. È cosa buona giusta citare un altro episodio dello stesso tipo e cioè la finale di Pasadena, mondiale Usa ’94, quando Arrigo Sacchi schierò Roberto Baggio con acciacchi muscolari vistosi lasciando in panchina Beppe Signori. Il divin codino l’aveva trascinato in finale, non volle negargli l’onore dell’evento. Sapete tutti come finì quella sfida decisa dagli errori del dischetto. Sotto sotto Roberto Mancini, dopo il trionfo di Wembley, è stato colto dalla stessa sindrome.
E invece i più recenti esperimenti hanno dimostrato che è possibile trovare altre risorse, magari setacciando la serie B, oppure spostandosi a Zurigo (Gnonto) o ancora recuperando alla migliore salute fisica Lorenzo Pellegrini che è stato uno dei pilastri della Roma di Mourinho, finalista in conference league. Persino in difesa, dove abbiamo perso un pilastro come Giorgio Chiellini, Bastoni ha dato prova del suo talento e della capacità di raccogliere senza tremori la grande eredità calcistica.