Maignan: «Le istituzioni se ne fregano di punire il razzismo. Tocca a noi giocatori fare qualcosa»

Alla Gazzetta: «Dopo Cagliari mi hanno convocato per dare la mia versione, ma non è successo nulla. Lamentarsi non basta più»

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Milano 13/01/2022 - Coppa Italia / Milan-Genoa / foto Image Sport nella foto: Mike Maignan

Sulla Gazzetta dello Sport un’intervista al portiere del Milan, Mike Maignan. Racconta il momento in cui la squadra ha capito di poter raggiungere lo scudetto.

«Già all’inizio c’era la volontà di provarci. Poi abbiamo avuto un periodo meno positivo, in cui siamo quasi andati in panico. Ma ci siamo parlati e rimessi al lavoro, dicendoci che non era finita, che c’erano ancora tante partite. E quando l’Inter è inciampata a Bologna, abbiamo capito che per loro era finita, perché eravamo ormai focalizzati su noi stessi. E grazie pure all’Inter: dopo il 3-0 in Coppa Italia avevamo il coltello tra i denti. Quella sconfitta ci ha molto motivati».

Parla di Pioli:

«Con il mister parlo per gestire al meglio certe situazioni. Lui mi dà molti consigli dal punto di vista tattico, e a volte gli propongo spunti e alternative. La cosa bella è che con Pioli si può dialogare».

La sua migliore qualità?

«Tecnica e tattica si lavorano quotidianamente, quindi direi la forza mentale».

Non era facile arrivare dopo Donnarumma, ma ormai è un idolo dei tifosi milanisti.

«Non ho mai sentito alcun tipo di stress al riguardo, perché non è mai stato un mio obiettivo prendere il posto di Gigio, oppure di farlo dimenticare. Sono venuto al Milan per scelta professionale, per lavorare e giocare il mio calcio. Poi, quando lavori bene, raccogli i frutti. Certo, sapevo che magari non mi avrebbero fischiato, ma al Milan mi sono subito sentito a casa, e l’affetto dei tifosi è straordinario».

Sugli insulti razzisti ricevuti in stagione.

«La cosa dura da anni e non sarò l’ultimo. Dopo Cagliari mi hanno convocato per dare la mia versione, ma non è successo nulla. Ho la fortuna di essere sostenuto davvero dal Milan, ma nelle istituzioni italiane ed europee c’è chi forse se ne frega di punire i colpevoli. Lamentarsi non basta più. Allora toccherà a noi giocatori fare qualcosa».

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