Gazidis: «In Italia vince la retorica dell’eccezionalismo, che non si possa fare niente di nuovo»
L'ad del Milan spiega il "progetto" al Guardian: "Abbiamo puntato sui giovani e abbiamo avuto il coraggio delle nostre convinzioni ad ogni passo”

Milano 28/11/2021 - campionato di calcio serie A / Milan-Sassuolo / foto Image Sport nella foto: Ivan Gazidis
“C’era l’idea romantica che potessimo riportare in vita il Milan. La gente diceva che era impossibile”. Quando Ivan Gazidis è arrivato a Milano, il 1° dicembre 2018, il Milan era prossimo al fallimento e lui, sudafricano di origine greca e studi inglesi, lo chiamavano “l’alieno”. Era stato vice commissario della Major League Soccer dal 2001 al 2008 e amministratore delegato dell’Arsenal dal 2009 al 2018. “Il mio background era tecnico – spiega in una lunga intervista concessa al Guardian – ma quando arrivai al Milan dicevano che “il sudafricano non sa niente di calcio”. Ora ci ride su.
L’amministratore delegato di una squadra che ha appena vinto lo Scudetto mentre sta cambiando proprietà parla del “progetto” che ci sta dietro. E per chi legge da Napoli è una piccola “lezione” di come si fa a vincere con un monte ingaggi inferiore:
“La nostra nuova visione era quella di trovare giocatori che non fossero grandi nomi. Abbiamo ingaggiato giocatori di squadre retrocesse. Abbiamo ingaggiato giocatori che erano stati abbandonati o che non avevano un percorso di sviluppo. Li abbiamo identificati utilizzando moderne analisi e moderni metodi di scouting e poi abbiamo fornito un ambiente in cui Paolo Maldini li ha imbevuti dei valori di Milano. Quella combinazione ha reso il progetto di successo, così come il fatto che abbiamo avuto il coraggio delle nostre convinzioni ad ogni passo”.
Gazidis crede che la “rinascita” di un club, sia possibile purché abbracci il cambiamento:
“Ho notato, non solo in Italia, ma nel calcio in generale, la grande narrativa dell’eccezionalismo. L’idea che questa nuova cosa non funzionerà qui. È successo in Inghilterra quando Arsène stava comprando giocatori francesi e la gente diceva: “Non ce la faranno a resistere in una notte piovosa a Stoke”. In Italia la gente diceva: ‘Non si può costruire una squadra giovane come questa in Italia’. L’espressione che usano è che la maglia è pesante“.
Gazidis dice che, in pratica, il Milan aveva abbracciato l’ipotesi Superlega perché… è in Italia. Quasi per mancanza di altre prospettive. “All’Arsenal mi sono opposto con veemenza e l’ho bloccata, perché la Premier League è completamente in ascesa”.
La cessione del Milan è frutto di una appetibilità: “Non hanno cercato di vendere, ma la gente è venuta da loro. Ci sono due gruppi che credono nel modo in cui è stata costruita il Milan moderno. Quindi, indipendentemente dal fatto che Elliott rimanga o che uno di questi gruppi subentri, il progetto avrà continuità”.
“Le posizioni di amministratore delegato nel calcio sono interessanti perché sacrifichi tutto per il club. Non credo di aver avuto un giorno libero da quando ho iniziato. Non puoi farlo se non ti interessa appassionatamente. Ci sono notti insonni e le sconfitte ti mangiano. Vuoi regalare gioia, ma i tifosi non vedono quell’aspetto umano. Vogliamo essere di nuovo competitivi a livello di Champions League. Siamo ancora in modalità crescita perché i nostri giovani non avevano mai giocato in Champions League prima della scorsa stagione. Puntiamo a un miglioramento anno dopo anno. In questa stagione non abbiamo mai parlato di vincere lo scudetto ma era il nostro obiettivo interno. Sapevamo che il sogno sarebbe stato raggiunto solo con un duro lavoro”.