L’Equipe: «Djokovic vuole cavalcare il movimento no-vax del tennis»
Per il giornale francese le sue dichiarazioni sugli Australian Open non arrivano a caso: "Serpeggia il malcontento, e lo vuole usare per ottenere libertà dal governo australiano"

Djokovic non parla a vanvera. E se (non) parla di vaccini, proprio in concomitanza col dibattito che sta per scatenarsi sugli Australian Open chiusi ai non vaccinati, c’è un motivo “politico”. Non parla solo per se stesso, il numero uno al mondo del tennis. Si posiziona come leader della protesta no-vax in uno sport che “vanta” le percentuali più alte di giocatori non protetti dal Covid.
Lo scrive L’Equipe, che al ruolo “sindacale” di Djokovic dedica una pagina intera firmata da Quentin Moynet e Julien Reboullet.
“Il comunicato stampa di Novak Djokovic – scrive il giornale francese – sulla stampa serba potrebbe sembrare una pressione su Tennis Australia, organizzatore degli Australian Open, al fine di allentare le restrizioni sanitarie che interesseranno nuovamente il Tour a Melbourne, città i cui abitanti hanno superato i 250 giorni di lockdown dall’inizio della pandemia”.
L’Equipe racconta di come Djokovic “abbia fatto del suo corpo una religione, soprattutto dopo l’incontro con il medico Igor Cetojevic dopo gli Australian Open 2010, dove aveva, come spesso dall’inizio della sua carriera, sofferto di allergie e difficoltà respiratorie. Si è interessato alla fisica quantistica e al biofeedback, ha rimosso dalla sua dieta glutine, latte, zucchero raffinato e carne rossa. Succo di sedano, frullati verdi, frutta, insalate, semi di quinoa, bacche di goji, riso selvatico: oggi tutta la sua dieta ruota intorno alle piante. Quindi, inevitabilmente, a chi controlla anche la temperatura dell’acqua che beve non piace l’idea di farsi iniettare un prodotto che non conosce”.
Ma c’è di più. “Nei prossimi giorni sarà interessante monitorare le posizioni assunte dai colleghi di Novak Djokovic. Il tennis soffre di una certa opacità in materia. Si dice che circa il 60% dei giocatori abbia completato la vaccinazione, ma è impossibile verificare questa statistica. Che Djokovic riapra il dibattito a pochi giorni dagli annunci del governo australiano potrebbe non essere spontaneo. Sa che negli spogliatoi sta emergendo il malcontento e che potrebbe prendere forma un movimento, senza arrivare a parlare di boicottaggio. Al di là della vaccinazione obbligatoria, c’è anche il pessimo ricordo della quarantena imposta a Melbourne all’inizio dell’anno. Nessun giocatore vuole rivivere quel confinamento psicologicamente dannoso e fisicamente pericoloso per atleti di alto livello”.
Secondo L’Equipe insomma Djokovic non ha davvero intenzione di saltare un torneo che adora, ma ha intenzione di cavalcare il movimento trasversale dei tennisti no-vax per strappare libertà che al momento il governo australiano non sembra intenzionato a concedere.