Ai Mondiali del 2006 si affermò il metodo Caressa ora portato all’estremo. Distante dalla realtà. Poi arriva Capello e squarcia il velo

Nell’immaginario degli italiani, “andiamo a Berlino, Beppe” viene poco dietro il triplice “campioni del mondo” di Nando Martellini. I Mondiali del 2006, a dispetto dell’audience che ovviamente premiò la Rai, decretarono il successo della telecronaca sincopata di Fabio Caressa in coppia col compassato Bergomi. Una coppia di successo, che funziona, al di là delle fisiologiche critiche e naturali antipatie personali.
I Mondiali del 2006 segnarono un passaggio nel modo di fare telecronaca. Furono il luogo e il momento in cui si affermò lo stile Sky. Uno stile completamente diverso da quello Rai. Uno stile verboso, spesso competente, attento, informato, e soprattutto eccitato, enfatico, smaccatamente fazioso. Quelle telecronache ai Mondiali furono le telecronache di un tifoso. Una scelta editoriale condivisa, probabilmente studiata insieme con la direzione e con l’emittente.
Nell’epoca in cui il tifo dilaga in ogni ambito, almeno in Italia, sarebbe stato singolare non far prevalere il tifo in una delle rare occasioni in cui gli italiani sono più o meno tutti dalla stessa parte: ossia quando gioca la Nazionale.
Sky aveva già fatto irruzione in Italia col suo modo di fare telecronaca. Sempre anfetaminica e soprattutto sempre condizionante nel giudizio sullo spettacolo cui si stava assistendo. La partita è immancabilmente spettacolare, anche quando due terzi degli spettatori sono ormai privi di senso sul divano, sopraffatti dalla noia e dal sonno.
Sky ha portato nel racconto calcistico italiano un’aggressività sconosciuta. E, ripetiamo, anche una competenza che non sempre prima spiccava. Con Sky si ha quasi sempre l’idea che a commentare ci sia qualcuno che sappia cosa sta succedendo in campo, che stia guardando come noi. A memoria, non è capitato l’equivalente del definire per un’intera partita della Nazionale Iacobelli al posto di Altobelli. Infortuni che possono capitare anche ai migliori.
Quindici anni dopo, però, la frenesia – Bennato diceva la ragione – “mi ha un po’ preso la mano”.
Da un po’ di tempo l’enfasi scelta come tonalità di fondo, appare stonata. Smodata. Accade per tutte le squadre, non è una questione campanilistica. È una questione, se vogliamo, comunicativa. La parola “professionale” ci repelle. Le telecronache talvolta sono talmente sopra le righe da apparire una evidente storpiatura. Anche perché non si tratta di radiocronache in cui il soggetto è al buio. Il telespettatore vede e si rende conto di quel che sta accadendo in campo, di come si sta svolgendo la partita.
Non vorremmo essere offensivi, perché non è questo il senso dell’articolo, però succede di essere costretti a seguire la partita senza audio. Perché diventa eccessiva la discrepanza tra ciò che si vede e ciò che viene raccontato da qualcuno che sembra tarantolato. È tutto un Caressa 2006 portato all’eccesso. È tutto una telecronaca del tifoso.
Sappiamo che l’obiezione è dietro l’angolo: “vi ha dato fastidio perché ieri sera in campo c’era la Juventus”. Usciamo agilmente dalle corde ricordando il post-partita di Sky di domenica sera al termine di Napoli-Bologna 3-1, quando si è assistito a un peana di Gattuso che probabilmente nemmeno lui si farebbe da solo davanti allo specchio.
In queste condizioni succede che Fabio Capello appaia come il bambino nella favola del re nudo perché proferisce cose di buon senso che fino a pochi attimi prima sembravano quasi proibite. E infatti viene rilanciato e ripreso un po’ ovunque. È anche un peccato, perché poi in studio pure altri ospiti hanno detto cose di buon senso, ma in un quadro d’assieme che suona posticcio, volutamente alterato. E, va sottolineato, il parterre di Sky è sempre molto elevato tra ex calciatori e opinionisti.
La sensazione che viene restituita, però, è di un prodotto fuori sincrono con la realtà. È come se si fosse andati talmente incontro alle esigenze dei tifosi (e anche dei club) da aver esagerato, da essersi sovrapposti a loro. Comprendiamo che è il brutto del giornalismo dipendente dagli abbonati. Ed è anche il brutto di dover dipendere dalle società visto che si è impegnati H24 nel racconto di alcune squadre.
Ma c’è una congrua fetta di appassionati di calcio, ancorché tifosi, che non disdegna la realtà né un approccio critico, anche quando si tratta della propria squadra del cuore. E che seguirebbero volentieri telecronache e post-partita informati ed equilibrati pur senza avere le voci dei protagonisti.
Nessuno disconosce i meriti di Sky e le innovazioni del metodo Caressa. Quel che qui vorremmo far notare, è che probabilmente si sta andando oltre. E che potrebbe essere giunto il momento di riscoprire un po’ di sana sobrietà. E, perché no, il giusto senso critico.