Tamponi Lazio, il laboratorio del club: «Non ci sono casi di Covid, né in squadra né nello staff»
Walter Taccone, di Futura Diagnostica, al CorSport: «Perché avremmo dovuto fornire un dato diverso dalla realtà? Sarebbe gravissimo. I sospetti? Forse qualcuno insegue un tornaconto personale»

Il Corriere dello Sport intervista Walter Taccone, ex direttore del laboratorio della Asl di Avellino e fondatore – oggi consulente scientifico – della Futura Diagnostica, la struttura che analizza i tamponi della Lazio.
«Nella Lazio non esistono casi di Covid, anche gli ultimi tamponi effettuati hanno escluso situazioni di positività all’interno della squadra e dello staff. Tutti i giocatori sono a disposizione di Inzaghi».
Racconta come sono andate le cose lunedì 26 ottobre, a 48 ore dalla partita della Lazio contro il Bruges. La Synlab, laboratorio Uefa, fernò, in quella data, Immobile, Lucas Leiva e Strakosha perché positivi al test.
«Appresa la notizia, il presidente Lotito mi telefona e mi chiede di ripetere gli esami. E per noi i tre giocatori sono negativi. Lotito, a quel punto, decide di non rischiare e di lasciare a casa i giocatori».
Venerdì 30, a due giorni dalla partita della Lazio contro il Torino, i nuovi test effettuati presso la Futura Diagnostica.
«Rispettando il protocollo, quel giorno la Futura Diagnostica effettua nuovi test ai componenti della squadra e dello staff. Immobile, Lucas Leiva e Strakosha risultano ancora negativi. Non è tutto: considerando che nella Lazio alcuni giocatori si trovavano invece in quarantena, come da regolamento, effettuiamo altri controlli anche sabato 31. E la negatività al doppio tampone autorizza legittimamente la Lazio a convocare Immobile, Leiva e Strakosha».
Lunedì 2 novembre, però, la Synlab ferma di nuovo i tre laziali per positività, vietandogli la trasferta a San Pietroburgo.
«Ma gli esami vengono effettuati, parallelamente, anche dalla Futura Diagnostica. Leiva e Strakosha, per noi, sono negativi. Mentre, nel caso di Immobile, segnaliamo una lieve reattività del gene N, che non è patogenicamente interessato all’infezione Covid-19».
Ieri la conferma della negatività, dice. E dà una spiegazione della positività al gene N emersa per Immobile il 2 novembre anche nel suo laboratorio.
«Era dovuta probabilmente a un abbassamento delle difese immunitarie, niente di specifico. Tanto che avevo rassicurato il presidente Lotito. Aggiungo un altro particolare: il 30 abbiamo effettuato a tutti i giocatori della Lazio i test sierologici e i tamponi molecolari che hanno dato esiti opposti rispetto a quelli della Uefa. Negativi anche gli anticorpi IgM, le molecole coinvolte nella risposta immunitaria dell’organismo umano. Se davvero Immobile, Leiva e Strakosha fossero stati positivi il 26, come attestato dalla Uefa, allora i test sierologici del 30 avrebbero fornito un altro tipo di risposta».
Immobile, Leiva e Strakosha, conferma, «sono negativi». Come è possibile che ci sia discrepanza con i risultati della Uefa? Gli viene chiesto. Risponde:
«Nella biologia molecolare basta un campione leggermente contaminato per fornire indicazioni discordanti. Io non voglio entrare in questa polemica. Non conosco il laboratorio della Uefa. E ho rispetto per i colleghi e la professionalità di tutti. Nel mio laboratorio non si sono mai verificate situazioni di campioni contaminati. Lavoriamo sotto cappa, seguendo tutti i protocolli. Analizziamo tre geni e non soltanto i due geni classici. Vantiamo un’esperienza trentennale. Oltre alla Lazio seguiamo la Salernitana, il Frosinone, il Perugia e ci siamo occupati per un periodo della Viterbese».
Sui sospetti relativi alla Lazio e l’indagine della Procura Figc:
«Non capisco perché mai avremmo dovuto fornire un dato diverso dalla realtà. Sarebbe gravissimo. In merito ai sospetti, non ho voglia di parlare. Chissà, forse qualcuno insegue un tornaconto personale. Ma per me l’argomento è chiuso. Zero commenti».