Tonelli: «Le partite a porte chiuse sono sicure? Col Verona c’erano 300 persone»
A Repubblica Genova: «Sbagliato finire qui il campionato, ma non è nemmeno giusto ripartire a tutti i costi. Allenarsi a casa non è il 50% di un allenamento normale»

Repubblica Genova intervista Lorenzo Tonelli, ex Napoli, oggi difensore della Sampdoria.
«Ho il privilegio di vivere a Nervi, in mezzo al verde. Vista mare e ampio giardino. A nessuno piace non uscire, ti cambia la vita. Però bisogna essere obiettivi, c’è chi sta peggio di me. Mi considero un privilegiato».
Nonostante ciò il campo gli manca.
«E’ quando esci dalla routine che ti rendi conto dell’importanza delle cose. Quando ti alleni, a volte pensi: che farò quando non giocherò più? Magari lo vorresti anche. All’improvviso tutto ciò sparisce, non c’è più la normalità e ti rendi conto in che sorta di dipendenza vivevi. Darei qualsiasi cosa pur di tornare a Bogliasco e rivedere i miei compagni».
Intanto si allena a casa, con gli attrezzi messi a disposizione dalla società. Ma riprendere a giocare subito è un’altra cosa.
«Non scherziamo, per quanto ti impegni, non arrivi al 50 per 100 di un allenamento normale. Avendo il giardino, riesco persino a correre, ma vuoi mettere il ritmo delle partitelle? Il problema è che con tutta questa incertezza, la paura del contagio che non passa, il pallone non è nei pensieri. Mi rendo conto degli interessi che muove il calcio, forse è sbagliato dire: facciamola finita qui. Però non è nemmeno giusto ripartire a tutti i costi. Prima battiamo il virus. Poi, in totale sicurezza, torniamo in campo».
Il campionato ripartirà prima o poi?
«Di getto direi di no. Ma se è un modo per far ripartire l’economia, con tutto l’indotto che c’è dietro, è giusto che i calciatori si mettano a disposizione. Non tocca a me decidere, ma ai medici. Mi limito ad osservare: in questo momento, con così poca tranquillità, mi sembra un azzardo troppo grosso».
Nemmeno le porte chiuse mettono al riparo dai contagi.
«Il calcio è della gente, senza tifosi è brutto. Sono loro a creare l’atmosfera. Se è l’unica maniera per salvare il salvabile, parliamone. Però attenzione: col Verona dentro allo stadio c’erano almeno 300 persone. E’ sicuro tutto ciò?»