Dopo aver eliminato Benitez, gli indignados di Napoli vogliono eliminare De Laurentiis? Siamo un popolo di autolesionisti

Quando hai Cavani che fa una caterva di gol e trascina la squadra non lo devi lasciare andar via, rafforzi la difesa e giochi per lo scudetto. Questo mi dice Bruno Pesaola. Se sei una grande società, questo devi fare (aggiunge il petisso). La svolta negativa del Napoli di De Laurentiis è avvenuta a fine […]

Quando hai Cavani che fa una caterva di gol e trascina la squadra non lo devi lasciare andar via, rafforzi la difesa e giochi per lo scudetto. Questo mi dice Bruno Pesaola. Se sei una grande società, questo devi fare (aggiunge il petisso).

La svolta negativa del Napoli di De Laurentiis è avvenuta a fine campionato 2012-2013 con la cessione di Cavani, a 26 anni, al Paris Saint Germain.

E’ stato e continua ad essere il miglior campionato del Napoli (con Mazzarri) sotto l’egida del presidente cinematografico. Il Napoli concluse quel torneo col minor distacco dal primo posto (-9 dalla Juventus), il migliore attacco e con la migliore difesa degli ultimi otto anni in serie A (36 gol: De Sanctis ne incassò 28, Rosati 8).

Quando abbiamo scritto dei limiti obiettivi di questo Napoli intendevamo dire proprio questo. L’incapacità economica e di appeal a trattenere a lungo un fuoriclasse determinante. Al Paris Saint Germain se ne era andato l’anno prima anche Lavezzi, il fantasista imprevedibile. Dei tre tenori rimase Hamsik che, in fatto di gol, era stato il partner minore di Cavani: 37 reti in due nel campionato 2010-11, 32 nel torneo successivo, 40 nell’ultimo anno del Matador. Nessuna altra coppia azzurra d’attacco ha messo insieme più dei gol di Cavani e Hamsik. L’anno scorso (77 gol, record) Higuain e Callejon si fermarono a 32 centri.

Senza disquisire di bel gioco e tattiche e senza farsi condizionare da simpatie/antipatie (De Laurentiis, Mazzarri, Benitez, giocatori), restiamo ai fatti per cercare di capire le difficoltà del Napoli a diventare squadra competitiva per lo scudetto.

I meriti di De Laurentiis, l’unico a risollevare il Napoli dal fallimento nel deserto di proposte cittadine, bilanciano i difetti. Non ha risorse per fare di più, ma tutto il calcio italiano non ha risorse.

Si può riconoscere alla sola Juventus una programmazione superiore con una struttura efficiente con la grande casata che ha alle spalle, qualche colpo fortunato (Tevez, Pogba, Morata) e, soprattutto, lo zoccolo duro di metà squadra di italiani, da nazionale, che rappresentano l’osso, l’anima e la forza della formazione bianconera.

La Roma americana che ha speso tanto negli ultimi due anni oggi ha solo 4 punti più del Napoli, 7 l’anno scorso, ma è rimasta a 16 punti dalla Juve (erano 25 nella stagione passata). La Lazio ha avuto un’impennata, +13 punti rispetto all’anno passato, ma è solo a +3 sul Napoli.

Nessun club italiano ha più la forza economica di trattenere i migliori giocatori che sono attratti dai campionati esteri con i conti truccati, i petrodollari di sceicchi e i ricchi patrimoni di boss russi. Speculatori arabi, malesi, svizzeri, indonesiani, cinesi, americani, i nuovi falsi mecenati del calcio che dal calcio vogliono solo guadagnare, sono in tutti i campionati europei, col vantaggio dei domicili nei paradisi fiscali, evasioni connesse, come ha documentato di recente “La Gazzetta dello Sport”. Comprano club e hanno stravolto il mercato del pallone. L’Italia in crisi ne è schiacciata.

Sono note le difficoltà di Milan e Inter per l’esaurimento del pompaggio di danaro di Moratti e Berlusconi, il primo a sua volta, negli anni d’oro, a truccare il calciomercato. Si fanno avanti realtà minime, coraggiose, limitate alle realtà e alle storie locali, non solo sportive, della provincia italiana. Modelli improponibili in contesti superiori per storia e ambizioni.

Una conduzione autarchica come quella di De Laurentiis può essere criticabile quanto si vuole, ma ci sono alternative? Non ha avuto la forza di trattenere Cavani per l’avvicinamento alla Juve rinsaldando la difesa, come dice Pesaola. Pure, Aurelione sta sorprendentemente a galla in serie A da otto anni.

Quando ha dovuto cedere Cavani (c’era la volontà del giocatore di andarsene) ha avuto il colpo di genio di attrarre Benitez, con un progetto di sogno che nel primo anno sembrava potersi avverare, e l’ingaggio di giocatori di livello internazionale incappando però nell’anno-record della Juventus (102 punti), il progetto franando poi sulle fragilità strutturali della squadra e sulla complessiva mancanza di personalità e agonismo del gruppo dei giocatori.

Gli errori e i limiti del Napoli rientrano nella conduzione sul filo del rasoio del bilancio per non dire di altri limiti oggettivi, dai campi di allenamento allo stadio, dalla mancanza di una degna sede sociale al fatturato ridotto, ai minori introiti televisivi rispetto ad altri club.

Caccia ‘e sordi è una pretesa che vuole ignorare la realtà del Napoli. Mentre Benitez se ne va, l’impegno è di allestire una squadra combattiva. Siamo una ex capitale, e fosse solo questa la condizione della città, e possiamo costruire una grande provinciale di lusso. Inutile storcere il naso. Provinciali siamo un po’ tutti anche se ci sentiamo cittadini di un mondo unico e magnifico sospeso su un golfo e sul nulla. Maradona è stata un’eccezione irripetibile. La dimensione limitata del Napoli è adeguata a una città che ormai vive alla periferia di tutto. In attesa di tempi migliori e che la Juve invecchi (!). La discussione è aperta. Chi ha idee e la bacchetta magica si faccia avanti.

Ci vorrebbero più soldi. Ma quale ricco socio di minoranza, ce n’è uno?, metterebbe soldi nel Napoli di un presidente-padrone che ha la personalissima peculiarità del comando unico e solo?

Aurelio non è uno di noi, burino romano più che napoletano di Torre Annunziata. Questo ci dà fastidio, ma Napoli è maledettamente povera di adeguati antagonisti, non offre alternative in nessun campo, pensiamo alla politica. In Regione deve farsi avanti il salernitano De Luca.

“Eliminato” Benitez, non resta che “eliminare” De Laurentiis. E’ questa la soluzione degli indignados? Per dare il Napoli a chi? Intanto, già corrono invettive e giudizi sommari sul possibile nuovo allenatore. Tanto per non cambiare.

Un’ultima considerazione. L’ambiente. Opinionisti (ex falliti del calcio), giornalisti rosicatori, paladini dell’opposizione continua, giornali, tv, talk show, primedonne estranee a Napoli e al Napoli che chiacchierano davanti a microfoni e telecamere. Un ambiente rissoso, di antipatie a pelle, presuntuoso, contestatario per principio e per ambizioni personali deluse. Dai tempi di Lauro e Monzeglio a oggi non è cambiato nulla. E oggi l’opposizione fa audience. Ma fa solo rumore.

Siamo un popolo di autolesionisti. Siamo una città senza risorse, storicamente dominata da austriaci, spagnoli, inglesi e francesi. Nel pallone, al Napoli manca che arrivi uno sceicco. Uno c’è stato, ma puntava all’affare-Bagnoli prendendo il Napoli come vetrina. Di che cosa vogliamo parlare? Della bufala dell’azionariato popolare?

Restiamo alla nostra passione per il calcio, una passione dolorosa come la storia di Napoli. Non possiamo permetterci di vivere sopra le righe. Alla fine finisce male. “Napoli milionaria”. Eduardo insegna.     
Mimmo Carratelli

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