Il Giornale: Ibra è un antidepressivo e una coccola consolante ma al Milan serve programmazione
Zlatan aiuterà a vincere qualche partita in più, ma siamo sicuri che sia la panacea di tutti i mali? Il tifoso rossonero esulterebbe più per un cambio proprietà che porti investimenti

Su Il Giornale, Marco Zucchetti scrive delle insidie che si nascondono dietro l’operazione Ibra al Milan. Ci si aspetta molto dal suo arrivo, ma attenzione all’effetto nostalgia, ammonisce.
I tifosi rossoneri aspettano da mesi il ritorno di Zlatan,
“e si riguardano i filmati dello scudetto 2011. Roba vecchia, ma sempre meglio di qualsiasi deprimente partita attuale. Punto da insana nostalgia, gli occhi lucidi per la polvere di stelle che a San Siro era comune come sabbia nel Sahara e ora è un ricordo tipo i ghiacciai al tempo di Greta, il tifoso accoglie Ibra da Messia, da eroe greco che cambia l’inerzia della storia”.
Ma c’è qualcosa che deve far riflettere e cioè l’età di Ibra e la sua cartella clinica.
“Ibra ha 38 anni, un brutto infortunio lo ha spinto in California, terra di surfisti eccellenti e calciatori declinanti: sicuri che sia la panacea di tutti i mali? Non finirà come Gullit, Sheva e Kakà, partiti purosangue e tornati ronzini? Passi Piatek, ma se pure lui tradisse le attese?”
Ibra serve per il suo carisma, scrive, ma i tifosi forse sarebbero più contenti
“per una nuova proprietà fantasmagorica dalle infinite capacità di spesa, tipo il gruppo Lvmh di Arnault”.
Zlatan forse aiuterà a vincere qualche partita in più ma non porterà il Milan ai tempi del suo debutto in rossonero, quando c’era la filosofia del “Vinciamo tutto”.
“Ibra oggi è un antidepressivo che aiuta, una coccola consolante, ma fatta con gli occhi rivolti a un passato d’oro. Che per essere ricostruito ha bisogno di programmazione, investimenti e pazienza. Il rischio dell’operazione è che tornando a guardare indietro si ricominci ad avere fretta. Che un colpo di taekwondo riacutizzi la nostalgia”.