Veltroni: “Conte come la Segre. L’odio fa vivere male, torniamo umani”

Il caso dell'allenatore dell'Inter come quello della senatrice, un atto di violenza alimentato dall'odio e dall'intolleranza verso ciò che è diverso da noi

Il caso dell'allenatore dell'Inter come quello della senatrice, un atto di violenza alimentato dall'odio e dall'intolleranza verso ciò che è diverso da noi

Walter Veltroni nel suo commento sulla Gazzetta dello Sport mette insieme il caso delle minacce ricevute da Antonio Conte e dall’Inter con la situazione della senatrice Segre.

Due notizie assurde, lontane e diverse, ovviamente, ma unite da un virus che si sta diffondendo senza apparente reazione nelle società moderne: l’odio

Un odio che non è la consuetudine per fortuna e che non bisogna confondere con il sentimento generale, ma un odio che esiste e che si trasforma talvolta in violenza

Sì, di violenza. Una minaccia non è una parola nel vento, è un atto di violenza che muta la vita di chi la riceve.

Ma non solo Conte e la Segre, che sono la punta di una serie di episodi di violenza e intimidazione nel mondo del calcio come in tutti gli altri ambiti della vita. E allora ci sono  i furti ai calciatori, i fischi e gli insulti per il colore della pelle; alla base di tutto c’è l’intolleranza.

Che sia un’idea politica, un colore della pelle, una religione, persino un tifo calcistico. L’altro da sé è un ostacolo, un fastidio, un’anomalia. Un nemico da eliminare

Il calcio come la politica, ma entrambi sono imbevuti orami dell’odio e dell’intolleranza che respira tutti i giorni per le strade

L’odio fa vivere tutti male. Torniamo umani, semplicemente normali, prima che sia troppo tardi.

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