Il Mattino prosegue la campagna contro Benitez e si aggrappa a Pandev

L’impressione è che il Mattino abbia cominciato una campagna contro Rafa Benitez. Dopo l’editoriale dell’altro giorno in cui si invitava “il professore” ad adeguarsi al calcio italiano e a non fare troppe storie su un movimento che vive il pallone come una tragedia, oggi il quotidiano di via Chiatamone decide di intervistare Goran Pandev i […]

L’impressione è che il Mattino abbia cominciato una campagna contro Rafa Benitez. Dopo l’editoriale dell’altro giorno in cui si invitava “il professore” ad adeguarsi al calcio italiano e a non fare troppe storie su un movimento che vive il pallone come una tragedia, oggi il quotidiano di via Chiatamone decide di intervistare Goran Pandev i cui malumori dopo la sua partenza rimbalzano su radio e Internet da qualche giorno. Quindi se decidi di intervistare Goran, già sai cosa dirà. Tralasciando, va da sé, il ruolo che l’attaccante ha avuto in questa squadra. Diciamo non decisivo – per usare un eufemismo – anche se noi del Napolista lo abbiamo sempre difeso perché, quando in giornata, era devastante.

L’intervista al macedone ha un titolo inequivocabile: “Benitez ha smontato un gruppo vincente”. Dove per vincente, evidentemente si intende la vittoria della Coppa Italia contro la Juventus. Pandev dice: «Dovete chiedere a Benitez, non a me, perché sono andato via da Napoli». E aggiunge: «Quando sono arrivato a Napoli tre anni fa, ho trovato un grandissimo gruppo. C’era affiatamento e ci sono stati importanti risultati: siamo arrivati al secondo posto e abbiamo conquistato la Champions; nell’ultima stagione, invece, il Napoli si è piazzato terzo e non parteciperà alla Champions. Su questo bisogna riflettere. Io non giudico, le scelte sono fatte dalla società con cui, ripeto, ho avuto un’ottima relazione».

«I fatti – prosegue – dicono che il Napoli di Mazzarri è stato, pian piano, smontato. Prima è andato via Cannavaro, poi Behrami, Dzemaili, Pandev. Un anno fa sono arrivati tanti nuovi giocatori, alcuni forti come Higuain (evidentemente altri lui non li considera forti, aggiungiamo noi del Napolista). La società ha deciso di voltare pagina quando è andato via Mazzarri, ma non capisco perché si sia chiuso così bruscamente, da un momento all’altro, un ciclo che aveva dato tante soddisfazioni ai tifosi: questo mi ha turbato».

E in realtà anche noi siamo un po’ turbati. Insomma, sembra che Benitez abbia smantellato una squadra che ha vinto il triplete. Non sembra che al primo anno Benitez abbia già eguagliato il medagliere del Napoli di Mazzarri in tre anni e mezzo. Dispiace, perché non c’è alcun motivo di fare paragoni tra un Napoli e l’altro. Ma l’intervista non dice altro. È un altro segnale contro Benitez dopo quello lanciato da Behrami a Radio Kiss Kiss Napoli. Verrebbe da pensar male. Soprattutto all’indomani della frase di De Laurentiis: “Le società restano, i tecnici passano”. Ma siamo nel campo dei cattivi pensieri che non prendiamo in considerazione. 

Non sappiamo quali siano le dinamiche. Semplice antipatia, magari proprio convinzione che il male della squadra sia il tecnico spagnolo. Certo che definire “vincente” il gruppo di Mazzarri è esercizio quanto meno ardito (per noi vincente è l’Inter del triplete, il Napoli di Maradona, Ferrara e Careca). Così come definire Cannavaro, Behrami, Dzemaili e Pandev pedine fondamentali. Se smantellamento c’è stato, c’è stato con la cessione di Cavani, quello sì da solo valeva mezzo (e più) Napoli. Il resto è contorno. 

L’impressione è che Il Mattino abbia cominciato una sorta di campagna anti-allenatore. Ci ricorda quella condotta nel 2000 contro Zeman. Erano altri tempi, però. Internet non era ancora esploso. Quel Mattino – diretto da Paolo Gambescia – vendeva 115 mila copie. Oggi siamo in piena crisi dell’editoria, quelle copie si sono ridotte a 47mila (dati Ads di giugno 2014). Bisogna vedere se è rimasto inalterato il peso specifico di quelle copie. 

Poi a fine anno Benitez molto probabilmente andrà via (è stato lui a rifiutare il rinnovo), ma crediamo che sia per altri motivi. Resta ovviamente un miraggio – e ci mancherebbe, la libertà di stampa è sacra – l’appello all’unità lanciato dal tecnico spagnolo. Come si dice a Napoli, gli hanno tirato i coppetielli dietro.
Massimiliano Gallo    

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