Il Napoli di Benitez ritrova il carattere, non il gioco

In classifica il Napoli tiene il passo di Juventus e Roma, ma sul campo il passo è stato diverso. La Juventus ha sbriciolato il Chievo mancando la goleada per imprecisione e pali. La Roma, contro l’avversario più difficile (Fiorentina), ha giocato un primo tempo da grande squadra. I sogni non devono morire all’alba, ma il […]

In classifica il Napoli tiene il passo di Juventus e Roma, ma sul campo il passo è stato diverso. La Juventus ha sbriciolato il Chievo mancando la goleada per imprecisione e pali. La Roma, contro l’avversario più difficile (Fiorentina), ha giocato un primo tempo da grande squadra.

I sogni non devono morire all’alba, ma il traguardo realistico del Napoli, che non è obiettivamente migliorato rispetto al terzo posto dell’anno scorso, è di accodarsi alle due formazioni che si annunciano di vertice come nella passata stagione. Terzo posto da puntare per guadagnare ancora l’Europa migliore, secondo da tenere d’occhio nel caso le fatiche di Champions prosciughino le energie fisiche e nervose di Juve e Roma.

Nessuno ha ancora vinto lo scudetto, ma noi non siamo da serie B, ha commentato ironicamente Benitez dopo la vittoria di Marassi contro la planetaria convinzione che dava il Napoli finito al secondo anno in panchina dello spagnolo.

Non sono arrivati i giocatori per il “salto di qualità” (quanti ce n’erano disponibili sul mercato?), è migliorata la “rosa” con acquisti di calciatori di sicuro rendimento. Koulibaly ha però bisogno del miglior Albiol al fianco per confermare le prime positive impressioni. De Guzman potrà alternarsi ad Hamsik. Michu, fisicamente molto forte, è ancora da scoprire e così Diego Lopez. Fra arrivi e partenze, il potenziale tecnico del Napoli non sembra diminuito, anzi. Ci sono poi giocatori (Hamsik, Zuniga, Inler) che devono dare il rendimento adeguato alle loro capacità. Una maggiore continuità di Insigne, la migliore forma di Callejon e una personalità più accentuata di Jorginho chiudono il quadro delle buone speranze del Napoli.

Sembra scomparso il giro-palla dell’anno scorso, quel possesso per imporre l’iniziativa all’avversario. Benitez proseguirà col suo 4-2-3-1. Ma è il caso di rafforzare gli ormeggi, rendendo solido il reparto arretrato (difensori e centrocampisti di appoggio).

Non difesa e contropiede, come vorrebbero i nostalgici del gioco all’italiana, di cui questo Napoli non sembra capace per come l’ha indirizzato Benitez, ma certamente non si può continuare a ballare davanti a Rafael. Difendere male significa anche non costruire gioco con rinvii imprecisi e affannosi subendo oltre misura il pressing dell’avversario.

Se non il giro-palla preteso da Benitez, deve tornare un preciso equilibrio di squadra per evitare di abbandonare Higuain al suo destino e mancare le verticalizzazioni adeguate puntando sulle corsie esterne. E un po’ di personalità non guasterebbe in una “rosa” che conta numerosi nazionali.

La sensazione positiva di Marassi, annunciata dal raggrupparsi in tondo prima della gara voluto da Higuain, è che il Napoli ha il temperamento per superare i momenti difficili. I finali di gara contro il Bilbao e il Genoa sono stati incoraggianti, ma non possono essere la regola. Il Napoli non può lasciare le partite all’avversario scuotendosi solo nell’ultimo quarto d’ora per rimediare un risultato positivo. Ora c’è la convinzione di potersi e doversi battere al meglio. Non proprio un patto di cuore, di appartenenza, di solidarietà sentimentale, di maglia azzurra, ma l’impegno a non scadere professionalmente con un danno prima individuale e poi della squadra. I giocatori del Napoli sono nel giro delle nazionali d’origine e hanno tutto l’interesse a non mollare anche se la vetrina Champions è andata in frantumi e il campionato sembra segnato da due formazioni superiori.

In ogni caso, la professionalità, il carattere, l’orgoglio non basteranno se non torna il gioco, se non torna quel piacere, quella gioia di giocare che è sembrato essere il primo insegnamento di Benitez. Le vittorie aiutano a lavorare bene durante la settimana e ora la sosta di quindici giorni per gli impegni della nazionale daranno modo a Benitez di riequilibrare tattica, umori, fiducia, convinzione, condizione fisica e ambizioni più o meno nascoste. Il Napoli di Benitez non è migliorato, ma non è finito in serie B come ha ironizzato il tecnico.

MIMMO CARRATELLI

 

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