Il migliore del Napoli è stato Mertens. Rafa aveva ragione su Mascherano
È finito, purtroppo. E già da oggi tutte le buone intenzioni, inesorabilmente, svaniranno. Pochi giorni, anche meno, e sarà tutto un parlare di Musacchio, del difensore centrale, delle altre che si rinforzano mentre noi ci perdiamo appresso a Michu che poi, chissà, potrebbe rivelarsi il nuovo Callejòn. È finito il Mondiale, vinto meritatamente dalla Germania, […]
È finito, purtroppo. E già da oggi tutte le buone intenzioni, inesorabilmente, svaniranno. Pochi giorni, anche meno, e sarà tutto un parlare di Musacchio, del difensore centrale, delle altre che si rinforzano mentre noi ci perdiamo appresso a Michu che poi, chissà, potrebbe rivelarsi il nuovo Callejòn. È finito il Mondiale, vinto meritatamente dalla Germania, la squadra più forte, la squadra più completa. La squadra più squadra. Nessun divo, tanti giocatori superlativi: dal portiere Neuer (a mio avviso sarebbe dovuto essere lui a contendersi la palma di miglior giocatore del torneo con il colombiano James Rodriguez) a Schweinsteiger, da Müller a Lahm. Agli ordini dell’allenatore apparentemente meno egocentrico di tutti i suoi colleghi: Löw. Un tecnico fuori moda, di cui si fa fatica a ricordare qualche esuberanza o qualche dichiarazione sopra le righe.È stato anche il Mondiale del Napoli, mai con tanti giocatori presenti: tredici. Oggi il calciatore di cui più si parla è Higuain. È lui ad aver avuto una clamorosa palla gol in finale e ad averla ciccata come un Condor Agostini qualsiasi. Così come è stato lui a provocare l’uscita di Neuer che ci ha ricordato quella di Schumacher su Battiston. Attaccarlo oggi sarebbe inelegante. Ha giocato uno strano Mondiale, diverso da quello di quattro anni fa. Qui ha segnato un solo gol; si è sacrificato. Ma mai ha inciso. Lo ha fatto solo contro il Belgio: un gol e una prestazione da Gonzalo. Abbiamo appreso che quel suo atteggiamento indolente è parte integrante del suo carattere, o quantomeno della espressione delle sue emozioni. Se sbuffi in una semifinale mondiale, figuriamoci durante un Napoli-Udinese. È così Gonzalo. Prendere o lasciare. A Napoli, nei primi mesi dello scorso, abbiamo ammirato un altro calciatore: mangiava l’erba, risucchiava gli avversari, faceva ammattire i difensori. Del suo Mondiale resterà l’immagine di quel gol fallito. E, per noi, quelle strane dichiarazioni relative al Barcellona che poi gli ha preferito Suarez. Nell’Argentina ha giocato anche Fernandez. Un Mondiale non brillante. Sabella ha trovato la quadra dietro quando lo ha fatto accomodare in panchina. Demichelis ha offerto più garanzie. E la retroguardia non ha più commesso sbavature in tre partite. L’Argentina merita altre due notazioni. Una di autocritica: Lavezzi ha giocato un grandissimo primo tempo della finale (il suo Mondiale non è stato indimenticabile), la sua sostituzione resta un mistero. Una nostalgica: per quel che sarebbe potuto essere il Napoli con Mascherano e che invece non sarà. Aveva ragione Benitez a insistere: un calciatore come Mascherano fa la differenza, in squadra si sente. Un vero leader, come a Napoli manca da tempo immemore. Bisogna tornare sempre lì. In fin dei conti, il Mondiale dei napoletani non ha riservato alcuna sorpresa. Insigne è stato bocciato insieme col resto della truppa azzurra. Della sua parentesi Nazionale resteranno purtroppo le pessime dichiarazioni sue e del suo procuratore a proposito della sua posizione in campo nel Napoli di Rafa. È entrato solo contro il Costa Rica, senza peraltro lasciare il segno. Ottimo, come da copione, il Mondiale di Mertens che si conferma ogni giorno di più un grane bel giocatore e anche uno di quei pochissimi calciatori contenti – sì contenti – di stare a Napoli. Il pensiero di rivederlo con Callejon e magari un ritrovato Hamsik alle spalle di Higuain regala più di un sorriso. La truppa svizzera si è confermata. Behrami ha sfoderato ottime prestazioni, anche se resta la macchia dell’errore contro la Francia. Inler ha fatto l’Inler dei giorni migliori, mentre Dzemaili ha sfiorato un gol storico contro l’Argentina. Nulla di nuovo neanche qui, insomma. L’altro protagonista Zuniga, finalmente ritrovato e poi balzato agli onori delle cronache per la ginocchiata a Neymar. Buone le prove di Ghoulam, la cui Algeria si è rivelata alla fine l’avversario più ostico per la Germania. Gli altri hanno fatto da contorno. Tutto sommato anche Vargas che ha avuto il suo momento di celebrità per il gol alla Spagna. Per avere un campione del mondo, il Napoli dovrà acquistare Kramer che abbiamo visto poco nel corso della finale. Ecco, abbiamo subito ripreso a parlare di mercato. Lo faremo per sei settimane. Poi ci sarà l’andata del preliminare. E del Mondiale non ci ricorderemo più. Massimiliano Gallo