Antognoni: “Commisso sa emozionarsi. Mi ricorda Vittorio Cecchi Gori”

A La Stampa: “Vuole internazionalizzare il club, puntando sul marketing. A Wall Street ho capito il suo spessore”

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La Stampa intervista Giancarlo Antognoni, club manager della Fiorentina, arrivato nel club quando aveva 18 anni.

Rui Costa lo scoprì lui:

“E’ stato il mio fiore all’occhiello. Il rimpianto è Thuram: eravamo d’accordo col Monaco ma dopo la stretta di mano non firmammo il contratto. Il giorno dopo non ce l’hanno più ceduto”.

I Della Valle per anni non lo vollero nella dirigenza:

“Nessuno è obbligato a fare certe scelte. Accettai con rammarico. Rimasi senza lavoro finché non entrai in Figc grazie a Innocenzo Mazzini. Ho sempre pensato comunque a tornare nella Fiorentina e nel 2016 mentre ero in vacanza a Gallipoli arrivò la chiamata giusta di Della Valle. Come presidente, Andrea c’è sempre stato, ha fatto avvertire la sua presenza anche se la gente pensava il contrario. Forse è mancato un rapporto più diretto e profondo con la città ma dalla C2 si è arrivati in Champions. Diego? Coerente, corretto e decisionista come Pontello”.

Su Commisso:

“Vuol portare in alto la Fiorentina e farla restare nelle posizioni di vertice. Per il rapporto con la gente, Rocco può ricordare Vittorio Cecchi Gori. Vuole internazionalizzare il club, puntando sempre più anche sul marketing”.

Del nuovo proprietario della Fiorentina, Antognoni dice:

“Sa emozionarsi. Siamo stati a Coverciano ed era felice come un bambino nel vedere le immagini della Nazionale. Si è fatto dal niente e ha lasciato l’Italia da piccolo, rivivere quei momenti in effetti fa venire i brividi. Andare in giro con Rocco negli Stati Uniti poi è stato uno spasso. Siamo stati grazie a lui anche a Wall Street. Non avrei mai pensato di metterci piede. Basta questo per capire lo spessore di Commisso”.

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