I due pesi e le due misure della Figc su Napoli e Juventus

Le squalifiche erano scontate per gli espulsi di Pechino (Pandev due giornate per uso improprio della lingua macedone, Zuniga e Mazzarri una). Si sono aggiunte due giornate a Dossena per atteggiamento intimidatorio a fine partita verso un assistente di gara (pistola in pugno?). Il giudice sportivo ha trasmesso gli atti alla Procura federale per la […]

Le squalifiche erano scontate per gli espulsi di Pechino (Pandev due giornate per uso improprio della lingua macedone, Zuniga e Mazzarri una). Si sono aggiunte due giornate a Dossena per atteggiamento intimidatorio a fine partita verso un assistente di gara (pistola in pugno?).

Il giudice sportivo ha trasmesso gli atti alla Procura federale per la mancata partecipazione del Napoli alla cerimonia finale della Supercoppa. Altra stangata? Non ci fu nessun deferimento per la Juve che, sconfitta dalla Lazio, disertò la premiazione della Supercoppa 1998, adducendo poi risibili scuse. Non risulta alcun deferimento per il giovane e battagliero presidente Agnelli che, passando da una provocazione all’altra, è arrivato a una vera e propria sfida a viso aperto alla Federcalcio, dalle scritte dei 30 scudetti sulla maglia alla fascia di capitano a un giocatore sotto inchiesta, sino alla precisa e liquidatoria definizione della giustizia sportiva (“fuori da ogni logica di diritto e di correttezza”), dopo le pesanti richieste di Palazzi per il Calcioscommesse, alla quale fece seguito una “risposta” morbida e prudente della Figc (Abete pallido guerriero).

Comincia nel peggiore dei modi la nuova stagione preannunciata dallo spot negativo di Pechino e alimentata dalla guerriglia tra Zeman e la Juventus (il boemo non ha peli sulla lingua e certe sentenze, radiazioni comprese, stanno dalla sua parte).

C’è da ricordare che la Juventus ha citato la Federcalcio davanti al Tar del Lazio per 444 milioni di euro di danni per la retrocessione in B e, di conseguenza, per i mancati guadagni in Champions cui non poté partecipare. Questo “inghippo” quanto pesa sulla “forza” della Juventus e sulla “debolezza” della Federazione? C’è in atto un vero e proprio braccio di ferro fra il club torinese che mostra i muscoli e la Federcalcio che mostra una sorprendente pazienza. Così che ogni atto “collaterale”, a favore o contro la Juve, si presta a maliziose interpretazioni. La Juve in pratica, nonostante le condanne, chiede ancora di essere “risarcita” per la vicenda di Calciopoli ritenendosi vittima e non protagonista dell’affaire (brutto affaire).

Silenzio pesante sull’arbitro Mazzoleni. Sono in molti a ricordare che l’arbitro Bergonzi, dopo che decretò due rigori a favore del Napoli contro la Juventus, venne fermato per due mesi e mezzo e non arbitrò la Juve per più di due anni. Tanto per dire come è difficile la vita degli arbitri.

Il Napoli farà ricorso contro le sanzioni di Tosel. Crediamo che ne ricaverà poco. Ogni “ritocco” sarebbe un segno di matita blu sul rapporto di Mazzoleni che nessuno fermerà per avere perso il controllo della finale di Pechino fischiando sempre a senso unico, mostrando cartellini gialli ai napoletani, più prudente con gli juventini (voto insufficiente su tutti i media).

Fermare Mazzoleni (ecco il vero punto dei “fatti” di Pechino) significherebbe dare ragione al Napoli, riconoscere la scadente direzione di gara dell’arbitro bergamasco e sconfessare le squalifiche impartite da Tosel. Perciò, amen. Il soldato Mazzoleni è salvo. I ricorsi del Napoli si perderanno nel nulla.

Ci piacerebbe assistere ad un duello fra Juventus e Napoli in campionato per vedere che cosa potrebbe succedere. E’ evidente l’interesse della Juve, oggi, a “forzare” ogni cosa, a fare sempre la voce grossa per ristabilirsi al vertice nel momento in cui le rivali milanesi  hanno abbassato bandiera e soldi sventolando solo bilanci. Oppure i nuovi impegni rendono incerta la Juve che anticipa atteggiamenti di feroce salvaguardia e occhi di tigre?

Lontano anni luce dall’ironia dell’Avvocato, il nipote Andrea, grazioso ragazzo, figlio di Umberto e ultimo uomo a portare il cognome della dinastia, ha inventato una nuova juventinità, aggressiva e decisamente sprezzante. Preferiamo ricordarlo felicemente su di giri alla festa dell’ultimo scudetto, un ragazzo di 36 anni col viso giustamente stravolto dalla gioia e dallo champagne.

Le squalifiche per la Supercoppa di Pechino hanno allargato il discorso. Ma è evidente che passeremo al campionato dalla Cina con furore.

Mimmo Carratelli

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