Goggia: «Ho capito l’anno scorso che pensavo solo alle gare e avevo dimenticato chi fosse Sofia»

A Marca: «Quello che ho fatto a Pechino nel 2022 è stato memorabile, ma non ci penso più, vivo per il futuro. Vonn mi ha portato ad essere l'atleta che sono oggi, mi ha ispirata».

Sofia Goggia

Sofia Goggia of Italy sings the national anthem of Italy after winning the Audi FIS Alpine Ski World Cup Women's Super G race in Beaver Creek, Colorado, on December 15, 2024. (Photo by Jason Connolly / AFP)

La sciatrice Sofia Goggia, intervistata dagli spagnoli di Marca, ha parlato delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina che si disputeranno il prossimo febbraio.

L’intervista a Goggia

Come è iniziata la stagione?

«Bene, bene. È vero che ero molto nervoso a Sölden, soprattutto a causa del grave infortunio di Marta Bassino. Poi, in America, ho fatto tre giganti. Sono sicura che ci saranno buoni risultati in questa specialità. E a St. Moritz è stato un weekend molto importante per me.»

Cosa ti è mancato per vincere a St. Moritz?

«Il primo giorno mi mancava un po’ di confidenza con la velocità. Ho perso il secondo giorno… Ho fatto un grosso errore con il piede sinistro. Il terzo giorno mi mancava un po’ di slancio. Ma, se devo riassumere, mi mancava un po’ di confidenza con l’alta velocità, che si costruisce sempre gara dopo gara.»

È impossibile parlare di questo inizio di stagione senza parlare di Lindsey Vonn…

«Follia. Ha avuto una carriera incredibile. E’ una grande campionessa.»

Cosa le ha detto dopo che ha vinto a St. Moritz?

«Le ho detto che ero molto felice per lei e penso che ha dimostrato tanto. Pensavo di potercela fare, ma non con una tale differenza, specialmente il primo giorno. È lei che mi ha portato ad essere l’atleta che sono oggi, mi ha ispirato molto ed è stata anche al mio fianco in alcuni momenti della mia carriera. Avere un riferimento come lei in pista può portare qualcosa a tutti noi, qualcosa in più per superare noi stessi».

Sofia si vede a 41 anni fare quello che fa Lindsey?

«No, non proprio. Ma io penso anno per anno.»

La forza mentale per lottare sempre:

«Quando ti accadono cose brutte, o decidi di arrenderti, o decidi di lottare e provare. E non ho mai avuto voglia di mollare, anche se è stato un pensiero che mi è passato per la mente l’anno scorso.»

Sei stata oro in discesa nel 2018 e argento a Pechino 2022:

«Ventitré giorni prima della gara del 2018, quando caddi in quel supergigante di Cortina, mi sono fatta male a tutte le strutture del ginocchio, dai legamenti ai menischi. Quello che ho fatto a Pechino è stato qualcosa di memorabile, ma non ci penso più. Vivo per le competizioni che non ho ancora vissuto.»

Come contiene il suo spirito selvaggio?

«Ho lavorato molto su me stessa con una psicoterapeuta, proprio perché negli ultimi anni mi sono resa conto che forse avevo cercato di occuparmi di tutti i dettagli della prestazione sportiva, ma mi ero dimenticata di Sofia, della ragazza che era. Penso di essere cresciuta molto come persona».

Ama gli animali. Che animale sarebbe Sofia Goggia?

«Il puma, perché è il leone di montagna. È un animale selvatico, è elegante ed è un animale che non appare molto, è solitario, come me.»

Com’è la solitudine del campione?

«Se vinci una gara, sei circondato da persone, tutti chiedono un autografo, tutti chiedono una foto, un pezzo di te, fai interviste, tutti ti lodano, parlano bene di te. Poi, torni al tuo hotel, chiudi la porta della tua stanza dietro di te e inizia il silenzio. È un silenzio ancora più assordante perché è amplificato dal rumore che c’era prima e ti ritrovi solo. È una lotta interiore costante in cui, tuttavia, sai che le persone che ti amano ti amano indipendentemente da tutto». 

Natale sono i giorni dedicati alla famiglia:

«La mia famiglia è sempre stata importante. Ma allo stesso tempo mi piace che siano lì quando torno a casa. Non mi piace averli con me quando competo. Preferisco condividere le gare, nel bene e nel male, con la mia squadra».

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