Cuesta: «L’Atletico per me è stata l’università, la Juventus il master: lì ho imparato tanto nell’aspetto difensivo»
Al Guardian: «L'addio all'Arsenal è stata forse la decisione più difficile della mia vita. A Parma stiamo cercando di creare una mentalità competitiva».

Db Parma 17/08/2025 - Coppa Italia / Parma-Pescara / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Carlos Cuesta
Carlos Cuesta, tecnico del Parma, ha rilasciato un’intervista al Guardian dove racconta il suo passato all’Arsenal nello staff di Mikel Arteta, oltre che all’Atletico Madrid e la Juventus.
L’intervista a Cuesta
«L’addio all’Arsenal è stata forse la decisione più difficile della mia vita. Ero felice all’Arsenal, circondato da persone incredibili in un progetto incredibile. Non solo con grandi giocatori e un percorso che continua a crescere, ma con una persona che è stata incredibilmente importante per me, che è Mikel. Ho dovuto valutare molte cose, ma alla fine ho avuto un ottimo feeling con la gente di Parma. È un club straordinario, storico. Si percepisce il successo e, allo stesso tempo, ci sono stati molti alti e bassi. In questo momento, stiamo cercando di creare il nostro percorso».
Ha giocato per il Santa Catalina Atlético, una squadra di serie inferiore fino a 18 anni:
«Ero un calciatore che giocava ma non faceva la differenza».
I social media si sono rivelati preziosi. Cuesta ha seguito su Twitter diversi membri dello staff del Real Madrid e dell’Atlético Madrid, avviando conversazioni che gli hanno permesso di ottenere un ruolo nell’accademia di quest’ultimo:
«Volevo trascorrere del tempo con persone che potessero portarmi a fare uno step in più».
Dopo aver lasciato l’Atlético, ha trascorso due anni con l’Under 17 e l’Under 23 della Juventus. Aveva 22 anni.
«Se l’Atlético era l’università, la Juventus era il master. Un’esperienza incredibile. Ho imparato cose come l’attenzione ai dettagli nella tattica e negli aspetti difensivi del gioco».
Poi, la chiamata di Arteta:
«Una persona incredibile. Mi ha sempre supportato moltissimo durante tutto il percorso e continua a farlo. Non posso che elogiarlo, non solo come leader e allenatore, ma anche come essere umano. Ho cercato di osservare, di ascoltare, di intervenire solo quando pensavo di poter aggiungere qualcosa, e da lì ho cercato gradualmente di guadagnarmi credibilità e fiducia».
«La mia giovane età? Forse l’età può essere un fattore in termini di empatia. Stiamo cercando a Parma di creare la mentalità competitiva di cui abbiamo bisogno per superare le avversità e crescere. I giocatori sono stati assolutamente incredibili, stanno crescendo».











