Achille Costacurta: «Ho 21 anni, sette Tso, ho vissuto tre vite. Fa parte del percorso, anche per mamma e papà»

Intervista al Corsera: «Non mi drogo più. Il passato è passato. Il peso dei miei genitori? Sì, meno male che non ho fatto il calciatore. Papà lo sento una volta ogni due giorni, mamma anche meno»

martina colombari Achille Costacurta

Db Milano 08/12/2022 - finale trasmissione Tv 'X-Factor' / foto Daniele Buffa/Image nella foto: Martina Colombari-Achille Costacurta-Alessandro Costacurta

Achille Costacurta: «Ho 21 anni, sette Tso, ho vissuto tre vite. Fa parte del percorso, anche per mamma e papà»

Achille Costacurta (qui al Maradona con la maglia del Napoli), figlio di Billy Costacurta e Martina Colombari, intervistato dal Corriere della Sera a firma Monica Colombo e Monica Scozzafava. Ha 21 anni, ha avuto un’adolescenza burrascosa tra droghe e il disturbo da deficit di attenzione e iperattività che solo recentemente gli hanno diagnosticato.

Achille, da quanto tempo non fa più uso di sostanze?
«Da quando ho preso consapevolezza della necessità di iniziare un percorso per guardare avanti. La mia rinascita risale a maggio del 2024: è avvenuta nella clinica Santa Croce, in Svizzera, dove ho incontrato medici che mi hanno aperto gli occhi su tante cose. Psichiatri che definirei “giganti”».

In che senso?
«Hanno conquistato la mia fiducia e hanno diagnosticato il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, l’adhd di cui soffro».

Scrive il Corsera: Ora, dopo un’adolescenza contrassegnata da comunità e psicofarmaci, esibisce un tono di voce allegro, convinto: è sulla strada della rinascita.

Guardi indietro, di cosa si pente?
Achille Costacurta: «Forse di niente. Perché se non avessi commesso quegli errori non avrei capito tante cose, anzi per certi versi penso “meno male che mi è successo tutto questo a 20 anni e non a 50 quando avrò moglie e figli”. Vale anche per la mia famiglia: se fossi stato il principino della situazione, i miei genitori non sarebbero oggi così forti nel fronteggiare situazioni anche spiacevoli che la vita a tutti riserva».

Quando ha iniziato a fare uso di sostanze?
«Al primo anno di liceo, fumavo hashish tutti i giorni».

Il confronto continuo con la leggenda del calcio Costacurta e la bellissima Martina Colombari è stato faticoso?
«Da piccolo poteva essere stimolante, col tempo è diventato pesante. Ero un ragazzino con tanta gente attorno, molti ragazzi — e lo capisci dopo — si avvicinavano perché ero nato in quel contesto. Oggi, mi rendo conto che quel mondo non era normale. E meno male che non ho fatto il calciatore altrimenti il paragone sarebbe stato ancora più schiacciante».

A 21 anni ha subito sette Tso (Trattamento sanitario obbligatorio)

«Ho 21 anni ma è come se avessi vissuto tre vite: non ricordo più quante volte sono finito in comunità, quanti tentativi di scappare. Non mi rendevo conto che quando cerchi di fuggire poi gli infermieri ti prendono sempre. Ma è il passato e per me ora è chiuso come un ricordo in una scatoletta. Ciò che è successo non si può più cambiare. Ciò che abbiamo davanti dipende da noi».

I suoi genitori hanno sofferto molto.
«Tante volte erano spaventati. Ricordo una volta in autostrada con papà, ho iniziato a giocare con le macchinine sul cruscotto dell’auto. Gli chiedevo di correre, di non rispettare precedenze e semafori. Poi mi sono aggrappato al finestrino, urlando. Lui è stato costretto a fermarsi. Sono salito in piedi sul cofano».

A che punto è del suo percorso?
«Non lo so. Ogni volta è come se chiudessi un cerchio. Fumo ancora sigarette e dovrò smettere prima o poi. Il percorso finisce quando finisce il tempo, quando muori».

Dove vive?
«Tra Riccione, dove ho nonna e bisnonna, Milano e poi in giro».

Quante volte sente i suoi genitori?
«Con papà una volta ogni due giorni, con mamma ora che è a Roma per Ballando con le Stelle anche meno».

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