Gli arbitri forniscono un servizio, non sono la parte attiva del calcio. Questo concetto a loro non è chiaro (Zazzaroni)

Sul Corriere dello Sport. "Hanno bisogno di pace interna. Invece avvertono il profumo del cambiamento, sono avvinti dalle ambizioni personali"

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Db Bologna 30/01/2021 - campionato di calcio serie A / Bologna-Milan / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: arbitri guardalinee

L’analisi di Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport, sugli arbitri italiani e sul loro momento di agitazione. L’arbitraggio è diventato una questione politica, un po’ come qualsiasi altra cosa nel nostro Paese. E da una parte è inevitabile perché tutto è politica. Dall’altra, come conferma il Corriere dello Sport, la mancanza di pace interna non può far altro che diminuire la qualità di un servizio che – a volte – neanche si accorge di essere un bene comune e non una performance individuale.

La pace sia con voi: gli arbitri performeranno meglio quando ci sarà serenità interna (Zazzaroni)

Si legge così sul quotidiano a firma Zazzaroni:

“Di cosa hanno bisogno gli arbitri italiani per provare a fare meno danni? Di un po’ di pace. Interna, effettiva, concreta: quella esterna non è perseguibile. Giovani e meno giovani, capaci e scarsi stanno vivendo la stagione della transizione. Da Pacifici, subentrato a Trentalange, a Zappi, e da Rocchi a Orsato -.

Alcuni avvertono da tempo il profumo del cambiamento e allora riemergono i malumori a lungo sopiti e le ambizioni personali che tolgono serenità al momento dell’effettuazione del servizio. Già, perché alcuni di loro non hanno ancora capito di essere fornitori di un servizio, non la parte attiva del calcio ed è questo aspetto che chi li governa dovrebbe mettere bene in chiaro.

Non riesco a entrare nei panni del designatore – non ho la testa da arbitro – ma posso capire quanto sia difficile portare avanti un lavoro a scadenza e sotto una presidenza della quale non si è espressione: non fu Zappi a sceglierlo. Al di là della capacità e dell’esperienza di Rocchi, che sono notevoli, penso che il presidente dovrebbe – se non l’ha già fatto – rimettere in ordine le cose garantendo il massimo sostegno a chi c’è in questa fase. Un po’ come fece Berlusconi con Sacchi quando il Milan stava per andare in malora. Dimenticavo che il Cavaliere non se l’era ritrovato, Sacchi: l’aveva voluto. P.s.: Il regolamento è fatto male, dagli arbitri pretendiamo personalità e buonsenso”.

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