Paris ’75, la finale di Coppa Campioni del Leeds dimenticata (defraudato dagli arbitri e gli hooligans si scatenarono)
Nel 1975 il Leeds giocò e perse in finale contro il Bayern Monaco. Sugli spalti successe di tutto e cominciò il fenomeno degli hoolingan. Lo racconta un documentario sulla finale dimenticata: Paris '75 (Times)

Affrontements entre police anti-émeute et hooligans anglais, le 11 octobre 1997, au stade olympique de Rome en Italie, lors du match de football de qualification Italie/Angleterre pour le Mondial 1998. AFP PHOTO (Photo by AFP)
La finale di Coppa dei Campioni del 1975 — disputata il 28 maggio al Parc des Princes di Parigi — fu una delle più controverse e burrascose della storia del calcio europeo. Si affrontarono Bayern Monaco e Leeds United, e la partita divenne celebre non solo per il risultato (2-0 per i tedeschi), ma soprattutto per gli errori arbitrali, la violenza sugli spalti e la successiva squalifica del club inglese. Il Leeds United arrivava alla sua prima finale di Coppa dei Campioni, dopo anni di grande calcio ma anche di amarezze e sconfitte in finali internazionali. Il Bayern, invece, era la squadra simbolo del calcio tedesco del tempo, con campioni come Franz Beckenbauer, Sepp Maier e Gerd Müller, già vincitrice della coppa l’anno precedente. Ora un nuovo film sulla “finale che il calcio ha cercato di dimenticare” illumina la doppia natura, tanto affascinante quanto maledetta, del calcio degli anni ’70 e mostra come i viaggi europei fossero un’avventura esotica che non potrà mai essere rivissuta. Ne scrive il Times rievocando quella finale dannata
I tifosi del Leeds United, ancora oggi, cantano: «We are the champions, the champions of Europe». Alcuni non sanno nemmeno perché. Il motivo risale al gol annullato e al rigore ignorato contro il Bayern Monaco nel 1975. A distanza di anni può sembrare banale, ma andò ben oltre il semplice lamento da tifosi. Come ricorda il potente e malinconico “Paris 75” di Harvey Marcus, fu la culminazione di anni di frustrazione e dolore sportivo.
Le donne sugli spalti? Poche, molestate e importunate
È un film volutamente di parte, ma chi vuole capire quanto il calcio sia cambiato troverà un documento prezioso. E in realtà, anche se Paul Reaney e Allan Clarke, oggi rispettivamente 81 e 83 anni, appaiono come “vecchi ragazzi” pronti a ripercorrere i temi cari a Don Revie — sfida e fratellanza —, questo è soprattutto un film sui tifosi. Le vere protagoniste sono Heidi Haigh e Carole Parkhouse, due donne che spiegano quanto fosse raro essere una tifosa nel 1975.
La Federcalcio inglese aveva appena tolto il bando alle calciatrici, e Haigh ricorda come lei e le sue amiche venissero chiamate “zoccole, sgualdrine e troie” sulle gradinate. Racconta: «Se eri sulla Kop, potevi scommettere che qualcuno ti avrebbe toccata. Potevi sopportare qualche “pizzicotto” — a volte era solo uno scherzo dei ragazzi —, ma quando le mani iniziavano a vagare, non mi piaceva. Non vuoi che qualcuno ti palpi il corpo da cima a fondo». Un giorno, ai Wolves, mentre le solite risse si accendevano, pensammo che saremmo state aggredite e violentate, dice senza mezzi termini. Parkhouse ricorda i “taking away ends”, quando ancora non c’erano settori separati, e racconta che su 17.500 tifosi in curva forse c’erano poche centinaia di ragazze. Un altro testimone, oggi pensionato, ricorda: “Sono stato accoltellato a una gamba a Newcastle e portato in ospedale. Ma sono tornato in tempo per il secondo tempo.”
Chi non ha vissuto quegli anni si chiede perché ci andassero, ma è difficile comprendere quanto profondi fossero i legami del tifo. Nel 1975, Leeds era una grigia città del nord con una squadra splendida. La finale di Coppa dei Campioni rappresentava l’ultima occasione. Revie se n’era andato e la squadra invecchiava. Avevano vinto molto — due titoli nazionali, una FA Cup, una Coppa di Lega e due Fairs Cup —, ma erano stati secondi in sette finali maggiori e in cinque campionati.
Quando i furti arbitrali li facevano gli italiani
Uno dei momenti più amari arrivò nella finale di Coppa delle Coppe del 1973, arbitrata da Christos Michas, che ignorò tre rigori e fu poi radiato dall’Uefa. Il pubblico greco, neutrale, concesse al Leeds un giro d’onore e lanciò oggetti contro i giocatori del Milan. Il compianto Peter Lorimer ricordava: “Oggi non potrebbe accadere. Allora l’Uefa era solo un gruppo di vecchi ubriaconi.” Allan Clarke aggiunse un ricordo sospetto: “Giocai con l’Inghilterra a Torino, perdemmo 2-0 e i gol erano entrambi dieci metri in fuorigioco. Dopo la partita Alf Ramsey scoprì che arbitro e guardalinee avevano ricevuto auto Fiat nuove di zecca.”
La Coppa dei Campioni era un altro mondo rispetto all’attuale Champions League. Non c’erano guide, né viaggi organizzati, né internet. L’Europa poteva sembrare il Sudamerica. Parkhouse racconta che partì per la Svizzera chiedendosi se avrebbe dovuto portare i pattini da ghiaccio. Il vero tesoro del film è il materiale Super 8 girato dai tifosi stessi. Marcus, il regista, spiega: “Uno dei fan aveva pubblicato un video di dieci secondi dell’allenamento prima della finale del ’73. Gli scrissi: ‘Sai quanto è raro?’ Quei quattro o cinque tifosi che andarono a Zurigo e Budapest diventarono la storia.”
La Finale di Champions del 1975 del Leeds
La finale stessa è diventata il momento più emblematico della storia del club. Il Leeds dominò al Parc des Princes. Johnny Giles fu magnifico, Beckenbauer nervoso e falloso. Un rigore per mano non concesso, un fallo su Clarke ignorato. Dopo 62 minuti, Lorimer segnò con una splendida volée. L’arbitro convalidò, il guardalinee corse verso il centrocampo. Poi Beckenbauer convinse il direttore di gara a consultarlo. Gol annullato. E da lì iniziò tutto.
I tifosi insorsero, strappando seggiolini e lanciandoli in campo. Leeds perse la testa, Bayern segnò due volte. Fine. Il club fu squalificato per quattro anni dalle coppe europee. L’Inghilterra, travolta dal fenomeno hooligan, divenne il flagello del calcio europeo, e la bandiera di San Giorgio un simbolo di patriottismo tossico.
Da allora, il Leeds tornò in finale solo nel 1996 — la Coppa di Lega, e perse 3-0 contro l’Aston Villa. Oggi, nel cinquantesimo anniversario, il club non ha pubblicato neppure un messaggio sui social. Ma “Paris 75” mostra come gli anni Settanta fossero anche un’epoca in cui i campioni prendevano il tè al bar vicino allo stadio, in cui bastavano quattro turni per essere i migliori d’Europa, e in cui tra undici giocatori e quattro tifosi esisteva una vicinanza che il calcio ha perduto per sempre.











