Koné : «Nessuno diceva: ‘Ah, in quella squadra c’è Koné’. Quindi ho sempre dovuto dimostrare il mio valore».
Dal ritiro con la Nazionale: «Inizialmente non mi notava nessuno a causa della mia timidezza. Ero sempre nell'ombra, quindi dovevo mettermi alla prova e far capire alle persone che c'ero anche io in campo»

Ni Napoli 24/11/2024 - campionato di calcio serie A / Napoli-Roma / foto Nicola Ianuale/Image Sport nella foto: Mathias Olivera-Manu Kone'
Nonostante le numerose difficoltà riscontrate dal Napoli, il campionato di Serie A sembra essere uno spettacolo quest’anno. La lotta scudetto è agguerrita, la Roma di Gasp si candida per lottare per la conquista del tricolore, trascinata dai suoi interpreti principali. Tra questi è presente senza dubbi Manu Koné, centrocampista francese dall’enorme potenziale. Convocato da Deschamps per gli impegni della Francia, il calciatore si è raccontato ai microfoni ufficiali della nazionale.
Koné svela: «Ero sempre nell’ombra, non mi notava mai nessuno»
«Con il passare del tempo si è iniziato a parlare di me, ma inizialmente non mi notava nessuno a causa della mia timidezza. Ero sempre nell’ombra, quindi dovevo mettermi alla prova e far capire alle persone che c’ero anche io in campo. Sapevo di non essere il perno della squadra e che avrei dovuto sempre lavorare. Non sono mai stato sotto i riflettori, ero sempre dietro le quinte. Nessuno diceva: ‘Ah, in quella squadra c’è Koné’. Quindi ho sempre dovuto dimostrare il mio valore».
Che tipo di giocatore sei? «Mi piace correre, difendere e dare tutto per la squadra. La gente mi vede maggiormente come un centrocampista difensivo, ma non vedono il mio lato offensivo, che è abbastanza buono. Penso di avere una buona tecnica sotto pressione, inoltre so portare il pallone dalla difesa all’attacco. Il problema è che non calcio così bene (ride, ndr), ma con il tempo migliorerò anche sotto questo aspetto. Non sono un grande dribblatore, ma quelle giocate le faccio sin da bambino»
La nazionale? «Quando vengo chiamato in nazionale cerco di fare ciò che il mister mi chiede. In campo ognuno deve fare il proprio lavoro per raggiungere. Sono sempre calmo e mi sono ambientato bene, dato che sono qui da circa un anno. Parlo e rido con tutti. Le persone possono pensare che io sia un ragazzo freddo, ma in realtà sorrido spesso e mi piace scherzare. Con me nessuno si annoia»
Le tue origini? «Sono nato nel quartiere La Garenne-Colombes, lì ho i migliori ricordi dell’infanzia nonostante non fosse tutto perfetto. Ho dei familiari che vivono ancora lì e tutti i miei amici sono lì. Anche il mi mio torneo, la MK Cup, si gioca lì. Sin da bambino sognavo di organizzare questo torneo e l’ispirazione proviene da William Gallas, il quale organizzò un torneo nella mia città. Fu un sogno per me. Questo torneo mi permette di riconnettermi ogni anno con la mia città»











