Yamal il catalano che i catalani non amano. Non è uno di loro, lo scrutano attraverso un razzismo latente (El Paìs)
Non è Cubarsì, è più Maradona. L'ostentazione della ricchezza, tipico di chi non è mai stato ricco. Sarà contestato anche in Nazionale come avvenne a Piqué? Chi tocca il Real Madrid...

Barcelona's Spanish forward Lamine Yamal (2nd L) and his family pose upon arrival before the 2025 Ballon d'Or France Football award ceremony at the Theatre du Chatelet in Paris on September 22, 2025. (Photo by FRANCK FIFE / AFP)
El Paìs in difesa di Yamal. Lo fa con un’analisi di Daniel Verdù.
Scrive Verdù:
Il calcio ha smarrito il senso dell’ironia. In un mondo sempre più teso e permaloso, anche una battuta di un ragazzo di 18 anni diventa un caso nazionale. Lamine Yamal, talento precoce e simbolo del nuovo Barcellona, divide la Spagna: genio per alcuni, provocatore per altri.
Dietro le critiche, però, affiora qualcosa di più profondo — un pregiudizio sottile, quasi razziale, verso chi non incarna il “catalano modello”. E così, come un tempo accadde a Piqué, anche Lamine rischia di pagare il prezzo di un calcio che ha dimenticato come si sorride.
Lamine Yamal il catalano che non convince
Lamine potrebbe risparmiarsi qualche commento, qualche gesto. Non gli giovano. È vero. Ma non per un presunto rispetto in un gioco che vive anche del suo pepe. Piuttosto perché poi arrivano partite come quella del Bernabéu, e sono un disastro. Lo divora la pressione, o la pubalgia, chissà. Il Barça ha giocato in modo orribile e lui, che ha vagato per il campo tutta la partita, non ha azzeccato una sola giocata degna. Ha riscaldato l’ambiente (con le sue parole pre-partita sul Real che ruba, ndr) ma non ha saputo galleggiare nell’ebollizione del suo stesso personaggio. E va bene. Ma doveva davvero Carvajal andargli addosso a fine gara? Scatenare una rissa e quel riflesso da maschio alfa del “questo me lo dici negli spogliatoi”?
Lamine sarà sempre guardato con sospetto a Barcellona. La Catalogna di Lamine e quella di Cubarsi – nato a 100 km da Barcellona, figlio di un falegname la cui attività ha più di 100 anni di storia – si comprendono, si vogliono bene. Ma si osservano con stupore, come spiegava Ramon Besa – redattore capo di El Paìs – questo fine settimana. Il seny e la rauxa, se vogliamo (ossia la razionalità e l’istinto). Quella di Lamine è sempre esistita, come quella degli altri catalani di cui scriveva Paco Candel nel 1964. C’è qualcosa di più: l’attaccante viene scrutato attraverso una sorta di razzismo latente. Fa ciò che fa perché non incarna il prototipo del catalano, per la sua mescolanza di origini. Perché i suoi genitori vengono da dove vengono. L’ostentazione della ricchezza di chi non l’ha mai avuta, le spacconate. È questa la conclusione di molti. Ma Lamine non è Cubarsí. Né tantomeno Messi. Semmai, guardando al luogo da cui proviene — il quartiere, la strada — Lamine è Maradona.
Il precedente di Gerard Piqué
El Paìs si chiede se tutto questo avverrà anche con la Nazionale. È come se Lamine stesse seguendo il percorso di Piqué.
Tutto questo fa parte del gioco. Anima l’ambiente. Diverte alcuni e intrattiene altri. Il vero problema, e a quel punto sarà troppo tardi, arriverà quando indosserà la maglia rossa della Spagna e la tensione si trasferirà a Las Rozas, in ritiro, negli stadi. E allora? È già successo con Gerard Piqué. E i tifosi della Spagna hanno iniziato a fischiarlo. Non perché fosse indipendentista. O catalano. O perché fosse favorevole al referendum, come si disse. Né perché non avesse criticato chi fischiava l’inno spagnolo nella finale di Coppa del Re contro l’Athletic. Lo fischiavano e lo hanno demolito finché non ha lasciato la Nazionale, in gran parte perché si era preso gioco del Madrid con quel “con te è iniziato tutto” di Kevin Roldán. Perché allora, e probabilmente anche oggi, si riteneva che quello equivalesse a prendersi gioco della Spagna. Che il Madrid sia la Spagna dentro la Spagna, come direbbe Ayuso. Ma, fondamentalmente, perché ha sempre preso alla leggera qualcosa di così serio come il calcio.
Lamine ha comprato la casa che fu di Piqué
El Paìs continua:
E sulle orme di Piqué, Lamine Yamal ne ha comprato la villa con un valore di oltre 10 milioni di euro. Appertenvano a lui e alla sua ex moglie, la cantante colombiana Shakira. La nuova residenza di Yamal si trova a Esplugues de Llobregat, nei pressi di Barcellona, a pochi metri dal centro d’allenamento del club, ma anche vicino ad altri compagni di squadra come Alejandro Balde e Ronald Araújo. L’obiettivo dell’attaccante era trovare una casa che rispondesse ai massimi standard di sicurezza, adatta a una figura ormai conosciuta a livello mondiale. Costruita nel 2012, la villa misura circa 2.000 metri quadrati e dispone di un campo da tennis, piscine interne ed esterne e uno studio di registrazione. Yamal, tuttavia, intende investire una somma significativa in lavori di ristrutturazione per trasformarla in una vera e propria “casa sportiva”: completamente sicura, con spazi per gli amici e una sala di allenamento all’avanguardia.











