Ventura: «Il Napoli vincerà lo scudetto? Un anno fa ero convinto di sì, ora non so: giocare ogni tre giorni ti consuma»
Alla Gazzetta: «Con Cairo rapporto straordinario, con De Laurentiis qualche chiacchierata. Ho visto De Bruyne da ragazzo ed era già com’è adesso: lui è il calcio, un visionario»

Db Torino 06/10/2017 - qualificazione Mondiali Russia 2018 / Italia-Macedonia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Giampiero Ventura
L’ex tecnico di Napoli e Torino Gian Piero Ventura ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport sul match di questo pomeriggio alle 18 tra le due squadre.
L’intervista a Ventura
«Torino mi ha dato tanto, a Napoli non riuscii come avrei voluto. Ma è una partita che non posso perdermi».
Che gara sarà questa Torino-Napoli?
«Delicata per Baroni, importante per Conte. Sulla carta conviene scrivere con le matite, perché le realtà cambiano e dentro una partita a volte entrano dettagli che modificano il pensiero corrente. Certo che il Napoli è più forte ma per me è anche vero che il Torino ha una buona squadra, destinata a concorrere per l’Europa se riuscisse a mettere assieme e subito una serie di risultati».
Chi le ruberà l’occhio?
«Ho visto De Bruyne da ragazzo ed era già com’è adesso: lui è il calcio, un visionario, e l’ha dimostrato. Con lui si va sulla luna. E con Hojlund al fianco si arriva prima. Sono curioso di capire cosa sia cambiato in McTominay».
Il Napoli può fare il bis?
«Un anno fa ero convinto che avrebbe vinto, adesso non so: la squadra è addirittura migliorata, perché hanno fatto un mercato sensazionale, ma giocare ogni tre giorni ti consuma. Conte è garanzia di successo, ha la forza di impadronirsi della testa dei suoi uomini come pochi e resta il pilastro. Dunque, è alla pari con l’Inter. A me piace il Milan con Allegri, al quale però manca una punta centrale».
Il rapporto con Cairo:
Ventura: «Rapporto straordinario, sia personale che calcistico. Gli sono grato e so che lo è lui a me, per quello che abbiamo realizzato assieme. Ci capita di sentirci, perché lo vogliamo, gli attribuisco meriti che non sempre gli vengono riconosciuti. Conoscendo le insidie del calcio, le sue parabole distorte, so bene che ci sono scelte che ti sembrano infelici mentre nel momento stesso in cui le fai ti paiono quelle più logiche e opportune. Il Torino di oggi è una buona squadra e Baroni, lo dice il suo percorso, è preparato. Però se la partenza diventa un handicap, tutto si complica».
Quello, invece, con De Laurentiis:
«Qualche raro incontro, qualche chiacchierata, non c’era il tempo, dovemmo recuperare un paio di partite, vivevamo le difficoltà del reinserimento. Lui era proprio ai primi passi, poi ha imparato. Però Napoli parte in vantaggio rispetto alle altre, il pubblico e l’ambiente rappresentano una forza. E lo sviluppo del brand, in tutti i sensi, è un merito».
La sua Napoli…
Ventura: «Brevissima esperienza, pochi mesi, con tutto ciò che si sa sugli effetti post-fallimento: a Paestum, dove andammo in ritiro quando il campionato era già cominciato, arrivavano due o tre calciatori al giorno. Resta l’emozione dei sessantamila per il debutto con Cittadella e il rimpianto perché non è durata: umanamente è stata una esperienza fantastica. Non avrei mai lasciato la Serie A per la Serie C se non fosse per il Napoli».