Trasformare gli ex calciatori in arbitri: è il progetto che l’Inghilterra sta portando avanti (Times)

Per gli ex attaccanti è sempre fallo, per gli ex difensori mai. Ricevono 40.000 sterline all’anno per il corso triennale. «Se alla fine in tre diventeranno arbitri, avremo fatto un ottimo lavoro»

Spagna Taylor Premier

English referee Anthony Taylor gestures during the UEFA Euro 2024 quarter-final football match between Spain and Germany at the Stuttgart Arena in Stuttgart on July 5, 2024. (Photo by Fabrice COFFRINI / AFP)

Un gruppo di ex calciatori in Inghilterra partecipa al Player to Match Official Programme, un corso triennale per formarli come arbitri professionisti. Attraverso analisi video, lezioni psicologiche e partite reali, stanno imparando che arbitrare è molto più complesso e soggettivo di quanto pensassero. Ex attaccanti e difensori portano inizialmente visioni opposte, ma col tempo affinano equilibrio e neutralità. L’obiettivo è portarli in tre anni a livelli (Championship o Premier League) che normalmente richiedono dieci. Il progetto mostra che l’esperienza da giocatore aiuta, ma non basta: serve metodo, freddezza e coerenza. Ne scrive il Times

Per gli attaccanti è sempre fallo, per i difensori non lo è mai

Nel laboratorio dell’Università di Loughborough, in Inghilterra, un gruppo di aspiranti arbitri analizza la scena su un grande schermo. Possono rivederla più volte e ascoltare l’audio delle comunicazioni tra gli ufficiali di gara.

Prosegue Il Times:

E’ il Player to Match Official Programme, il corso sperimentale organizzato da Pgmol e dalla Professional Footballers’ Association (Pfa), che cerca di rispondere a una domanda antica: gli ex calciatori possono diventare buoni arbitri? Dopo nove mesi, una risposta comincia a delinearsi. Ma emerge anche una verità scomoda: trovare un consenso in una stanza piena di ex giocatori è difficile quanto farlo al pub. «È interessante», spiega Meeson, ex arbitro che è entrato in Pgmol lo scorso anno dopo oltre dieci come responsabile arbitrale della Football Association. «All’inizio, molti portavano quella che chiamo “la prospettiva di posizione”. I vecchi attaccanti vedevano fallo in ogni clip. I difensori, invece, tendevano a dire: “No, per me si può giocare”. Abbiamo dovuto ricordare loro che, da arbitri, bisogna essere neutrali: la decisione deve essere equilibrata». «Ora abbiamo superato gran parte di questo. Le loro analisi delle situazioni sono ormai paragonabili a quelle degli arbitri professionisti. Sono colpito da come scompongono le decisioni, sia in aula sia quando analizzano i video settimanali». «Se, alla fine, due o tre di loro riusciranno a entrare nel calcio professionistico — League One, League Two, Championship o Premier League — avremo fatto un ottimo lavoro. Perché stanno percorrendo in tre stagioni un cammino che di solito ne richiedeva dieci».

Dieci candidati selezionati tra 120 calciatori. “Pensavamo fosse più facile”

In sintesi: dieci candidati, selezionati tra 120 membri Pfa, ricevono 40.000 sterline all’anno per la durata triennale del corso. In cambio partecipano a raduni di due giorni, si allenano due volte a settimana in centri regionali, studiano video e, soprattutto, arbitrano partite. Martyn Andrews, 42 anni, ex attaccante di Stockport County e Salford City, ha lasciato il posto di insegnante di educazione fisica per partecipare. «All’inizio pensavo fosse una scienza esatta: giusto o sbagliato. Sciocchezze. C’è un’enorme zona grigia». Liam Trotter, 37 anni, ex centrocampista di Ipswich, Millwall, Nottingham Forest e Bolton, aggiunge: «Ho sempre visto il calcio da calciatore, poi da allenatore, da tifoso. Ma mai dalla prospettiva dell’arbitro. Ora capisco molto di più quanto sia difficile e importante il loro ruolo».

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