Spalletti si è mostrato nudo e alla fine era solo grottesco. È un samurai, della gioia non sa che farsene (Dotto)

Per il Corsport. La sua espiazione deve essere totale. Deve viverla fino in fondo. Kenan Yildiz sarà il suo Francesco Totti di oggi e domani.

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Db Bologna 04/06/2024 - amichevole / Italia-Turchia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Luciano Spalletti

Spalletti si è mostrato nudo e alla fine era solo grottesco. È un samurai, della gioia non sa che farsene (Dotto)

Giancarlo Dotto scrive di Luciano Spalletti per il Corriere dello Sport. Ecco qualche estratto:

Luciano è una specie di samurai. Lui va in guerra ogni volta. La sua testa è già di suo un elmo. Gli basta lucidarla ogni tanto. Va in guerra pure quando entra in un bar di Montaione e pretende di pagare a tutto il mondo, sconosciuti compresi e guai a sottrarsi. Ti mette al muro (letteralmente). Quando vince, e vince spesso (vince anche quando perde), non sa che farsene, se farsene significa godere, darsi alla pazza gioia. Se perde, il dolore è invece totale. Spudorato. Non si lecca le ferite, le apre, le allarga, se ne procura una accanto. Va, in quei giorni di masochismo puro, là dove lo amano, gli animali prima di tutto. La sua tenuta nella campagna a due passi da Firenze, l’unico posto in cui si consente di accettarsi, se non di amarsi.

La sua espiazione deve essere totale. La deve vivere fino in fondo. (…) Guai a tentare di distrarlo. A presentarsi a casa sua con un sorriso complice, una cheesecake ai frutti di boschi, un fiasco di Chianti e un invito a fare baldoria nell’osteria di zona. Te lo fai nemico. E lui ci mette poco, a farti nemico.

Spalletti ci ha creduto davvero. Ha sguainato e sguaiato la sua iperbole, ma i ragazzi erano nel frattempo cresciuti, s’erano fatti scaltri, ricchi e saputi, viziatelli alquanto, non più disponibili all’incanto. La ferita di Spalletti non è stata la sconfitta, l’esonero e nemmeno la pesante gogna dei soliti vigliacchi alla tastiera. Ma, l’essersi offerto in pasto con tanto candore, illudendosi d’essere un re, e invece era solo un eccentrico signore un po’ fuori di testa. Si è mostrato nudo e alla fine era solo grottesco. È andato alla guerra, si è voltato, l’ora dell’incubo, e dietro di lui c’era solo il suo Sancho Panza di sempre, Marco Domenichini. (…) Kenan Yildiz sarà il suo Francesco Totti di oggi e domani. Nella migliore delle versioni possibili.

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