«Non vogliamo i Mondiali, vogliamo ospedali e scuole»: lo slogan della Generazione Z in Marocco (il Manifesto)

Re Mohammed VI ha inaugurato il nuovo stadio Moulay Abdallah proprio nel giorno dell’anniversario del tragico terremoto. La popolazione in piazza per i servizi essenziali.

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Supporters of Morocco watch the Qatar 2022 World Cup football semi-final match between France and Morocco, in New York City on December 14, 2022. (Photo by ANGELA WEISS / AFP)

Oggi i giovani in Marocco puntano su ciò che conta davvero nella vita di tutti i giorni: sanità, scuole, lavoro e dignità. Il governo, invece, sembra dare priorità ad altro.

Scrive Patrick Zaki per il Manifesto:

«Non vogliamo i Mondiali, vogliamo ospedali e scuole»…Uno slogan semplice ma dirompente, che risuona nelle strade delle città marocchine da nord a sud, rivelando un’ondata di proteste senza precedenti guidata da una generazione a lungo descritta come distante dalla politica: la Generazione Z.

Questi giovani, nati tra la fine degli anni ’90 e il secondo decennio del Duemila, sono scesi in piazza per lasciare il proprio segno sul presente, inaugurando un movimento nazionale che ridisegna il rapporto tra cittadino e Stato e pone una nuova domanda sul ruolo dei giovani nello spazio politico e sociale marocchino”.

Il movente delle proteste in Marocco

In Marocco i giovani guidano le manifestazioni, sfruttando strumenti digitali per trasformare il malcontento sociale in mobilitazione rapida e diffusa. Lo riporta il quotidiano:

La tensione sociale era già cresciuta nelle settimane precedenti l’esplosione delle proteste, soprattutto dopo che il 5 settembre 2024 re Mohammed VI aveva inaugurato il nuovo stadio Moulay Abdallah a Rabat, costato milioni di euro, proprio nell’anniversario del terremoto di al-Haouz che aveva provocato circa 3 mila vittime nel sud del Paese. Per ampie fasce della popolazione, quel gesto fu percepito come una provocazione, la dimostrazione di priorità distorte che privilegiavano la vetrina calcistica rispetto alla ricostruzione delle aree devastate e al sostegno delle famiglie colpite. Una ferita che ha reso il terreno fertile per l’indignazione collettiva”.

La scintilla definitiva arrivò poche settimane dopo con il caso del cosiddetto “Ospedale della morte” ad Agadir. Riporta il Manifesto:

“Otto donne persero la vita in un mese a causa di errori medici ingiustificabili. Da lì, i giovani hanno iniziato a chiamare alla mobilitazione, introducendo elementi di novità radicali. A partire dal nome scelto: ‘Gen Z 212‘, dove il riferimento al prefisso internazionale del Marocco (212) sottolinea il carattere nazionale e indipendente del movimento, svincolato da qualsiasi influenza esterna e impermeabile alle accuse di tradimento e di legami con l’estero spesso brandite dal potere per screditare ogni opposizione”.

Sanità o Mondiali?

Attraverso votazioni interne sui canali di Discord, è stato deciso di scendere in piazza il 27 e 28 settembre. Le manifestazioni, pacifiche, hanno lanciato un messaggio unitario: «Non vogliamo i Mondiali, vogliamo ospedali e scuole», appunto. Una critica diretta agli ingenti investimenti del governo nel calcio, contrapposti all’abbandono della sanità e dell’istruzione. Ma la risposta delle autorità non si è fatta attendere: blocchi stradali intorno al Parlamento a Rabat, arresti di oltre 150 giovani tra i 15 e i 30 anni a Tangeri, Marrakech e Casablanca”.

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