Nesta: «Nel derby perso 5-1 sono uscito al primo tempo perché non ci stavo capendo nulla, non avevo retto mentalmente»

Al Bsmt di Gianluca Gazzoli: «Vorrei essere come Ancelotti da allenatore. Ha questa capacità unica di gestire i grandi giocatori. Lui sa perfettamente dopo una sconfitta come si sente il grande giocatore e cosa gli deve dire».

Nesta

Ni Napoli 29/09/2024 - campionato di calcio serie A / Napoli-Monza / foto Nicola Ianuale/Image Sport nella foto: Alessandro Nesta

Alessandro Nesta ex capitano della Lazio si è raccontato al Bsmt di Gianluca Gazzoli spiegando come ha scelto i biancazzurri invece della Roma

«Mio padre rifiutò la Roma, ne andiamo fieri di questa cosa. La mia famiglia è lazialissima. Giocavo nel Cinecittà a 7-8 anni ed era affiliato alla Roma, ma mio papà lesse sul Corriere dello Sport che c’erano i provini della Lazio. Mio padre disse che alla Roma non dovevo andare e che dovevo fare il provino con la Lazio».

Poi Nesta ha raccontato il passaggio dalla Lazio al Milan concretizzatosi dopo due trattative saltate, con Juve e Inter: «Un po’ di mesi prima c’era la possibilità della Juve, ma io non ci volevo andare. Poi è saltata la Juve e dovevo andare all’Inter, ma dopo il 5 maggio l’Inter è sparita, magari hanno fatto altre scelte. Poi l’ultimo giorno di mercato è capitato il Milan. Non ci volevo andare perché ero sicuro che l’Inter avrebbe vinto l’anno dopo. E invece vado al Milan e vinciamo la Champions League il primo anno. Mi è andata bene».

Il rapporto con Silvio Berlusconi: «Un super presidente. Aveva mille cose da fare, ma si ricordava il nome dei tuoi genitori, si ricordava come si chiamava tua moglie. Aveva una cura delle persone, no? Si preoccupava di tutti, cercava sempre di risolvere il problema di tutti, cercava di portare la sua energia con la sua presenza. Quando lui arrivava a Milanello, atterrava con l’elicottero, si accendeva Milanello perché aveva questa capacità, questa personalità spiccata rispetto agli altri e poi dopo sapeva, lui voleva vincere e vinceva. Lui dice budget, non ci sono budget. Voglio vincere la Coppa Campioni, lui vince la Coppa Campioni. Sia nella sconfitta, sia nella vittoria, lui rimaneva sempre molto lucido».

Leggi anche: Nesta e la leva “coachistica” del 2006: i campioni del mondo che non sanno allenare

Su Ancelotti: «Io vorrei essere come lui anche da allenatore, cioè la serenità del mister e che oggi io faccio l’allenatore non ce l’ho, però forse perché lui vince sempre. Però il mister è un fenomeno, ragazzi. Il mister, vabbè, come dicevo, ogni tanto il presidente andava lì da lui e diceva qualcosa, no? Magari a volte non erano d’accordo, ma se ti mette pressione Berlusconi non è come se ti mette pressione un altro, cioè oppure dovevamo vincere sempre, c’era qualche partita fatta male, lui aveva questa capacità di assorbire tutto, tutte le rotture di scatole che esistono al mondo e la squadra zero. Lui ha questa capacità ddi gestire i grandi giocatori che è unica unica. Lui sa perfettamente dopo una sconfitta come si sente il grande giocatore e cosa gli deve dire».

Non solo Juve e Inter, anche il Real Madrid: «L’anno prima che andassi al Milan mi aveva chiamato il Real Madrid dopo un’amichevole contro di loro, un giocatore mi disse che dovevo andare a giocare da loro. Io gli ho risposto che giocavo alla Lazio, mi ha preso per deficiente. L’anno dopo invece sono stato costretto ad andare via, non prendevamo lo stipendio da otto mesi».

Paolo Maldini e un possibile ritorno: «Per me sì. Sai perché? Perché poi a me mi capita, adesso Paolo non lo dice, lo dico io. Per me Paolo Maldini può andare al Paris Saint-Germain, potrebbe andare in qualsiasi club, ma lui ma non sta a casa perché per lui è il Milan o niente. Io la vedo così, per me lui è fatto per stare al Milan, il Milan è fatto per stare con lui. Poi la vita, le proprietà girano, cioè fanno scelte diverse, però credo che prima o poi l’amore ritornerà».

Un passaggio obbligato sul derby del 5-1: «Nel derby perso 5-1 ho fatto un casino sono uscito al primo tempo perché non ci stavo capendo più nulla, non avevo retto mentalmente. Il giorno prima la società mi aveva detto che mi voleva vendere e che dovevo andare via, ma io ero comunque deluso da me stesso perché non avevo retto. Montella mi aveva fatto tre gol, lì ho pensato che per superare una sconfitta dovevo tirare fuori qualcosa di incredibile. Sono riuscito ad andare avanti solo riuscendo a tirare un rigore in una finale di Champions League con il Milan, contro la Juventus».

 

Correlate